Social
Facebook punta ai bambini sotto i 13 anni
Oltre un miliardo di "amici" non bastano. La richiesta di brevetto per aprire il social network ai bambini con l'ok dei genitori che gestiranno i contenuti.
Fino ad oggi i bambini sotto i 13 anni erano banditi da Facebook, questione di privacy e tutela dell’infanzia. Ma adesso il social network più diffuso al mondo ha deciso di puntare ad allargare i suoi oltre un miliardo di amici. Le norme fissano regole precise per il trattamento dei dati dei bambini sotto i 13 anni, come la necessità di una autorizzazione dei genitori. Qualche giorno fa sembra che il colosso fondato da Mark Zuckerberg abbia presentato la domanda di brevetto con cui superare i vincoli sul trattamento dei dati dei bambini. A quanto è dato sapere un utente che voglia iscriversi a Facebook dovrò prima ottenere l'approvazione di almeno un genitore (che dovrà concederla attraverso il proprio profilo Facebook) e proprio a mamma e papà spetterà la possibilità di impostare il livello della privacy, di limitare e monitorare i contenuti, gli amici e le applicazioni di terze parti disponibili per il figlio iscritto.
Che Facebook punti ad un pubblico sempre più giovane appare sempre più chiaro anche dall’ultima novità introdotta nella sezione “privacy” con la possibilità per i ragazzini tra i 13 e i 17 anni di poter scrivere “post pubblici”. Commenti che possono essere visti da tutti, anche da chi non è inserito nella ristretta cerchia di “amici”. Possibilità che fino ad ora non era prevista e che negli Stati Uniti sta scatenando un vespaio di polemiche.
In realtà la domanda di brevetto il social network l’aveva presentata nel 2012, ma fino a qualche giorno fa non era stata resa nota.
LA TUTELA DEI BAMBINI
Oggi il “Children’s Online Privacy Protection Act” del 1998 detta le regole con cui ogni aizenda deve raccogliere e trattare le informazioni dei bambini. L’organismo deputato a vigilare sul rispetto di tali norme è la Federal Trade Commission, ed è proprio questa istituzione che dovrà dare il proprio via libera a ogni nuova strada individuata per accertare l’identità dei genitori. La commissione – secondo quanto riporta il Secolo XIX - di recente “ha bocciato la proposta dell’azienda AssertID, un metodo di verifica su social network basato sui genitori, ritenendola non abbastanza stringente per assicurare che il consenso ottenuto sia realmente quello di mamma e papà. Gli utenti - ha spiegato la Ftc - possono «facilmente creare» account per aggirare l’ostacolo”.
Giuseppe Bianchi
(2 giugno 2014)
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