Analisi statistiche
Giustizia Civile: trasparenza sull'arretrato e sulla produttività dei Tribunali
Uno studio commissionato dal Ministero della Giustizia mette sotto la lente, con dovizia di particolari e di numeri, il carico nazionale degli affari civili pendenti.
La Direzione Generale di Statistica del Ministero della Giustizia, articolazione interna del Dipartimento dell’Organizzazione Giudiziaria ha compilato le tabelle sui dati globali di tutti gli uffici giudiziari.
Come afferma Mario Barbuto, Capo del Dipartimento dell’Organizzazione Giudiziaria, nella sua relazione correlata all’analisi sui dati raccolti, lo slogan “Giustizia incivile: arretrato di 5,2 milioni di cause” è stato oggi chiarito, o meglio sono stati resi trasparenti i dati (ed i motivi) del carico civile, in parte un fenomeno sopravalutato (in termini di gravità).
Esisterebbero solo in teoria le condizioni affinché in Italia, nell’insieme degli uffici di primo grado (Tribunali ordinari, Giudici di pace e Tribunale per i minorenni), non si concretizzi mai una durata irragionevole dei processi civili (oltre i tre anni in primo grado). In pratica è tutto diverso.
I dati fanno emergere che l’arretrato ha caratteristiche di anzianità variegate e anomale, diverse da sede a sede, particolarmente gravi nelle sedi di Tribunale con numero insufficiente di giudici e personale di cancelleria, senza contare la tipologia dell’arretrato sotto il profilo delle materie (procedimenti contenziosi e procedimenti non contenziosi).
Ci sono anche serie conseguenze economiche. È un cane che si morde la coda, perché lo Stato (cioè i contribuenti) fino ad oggi ha dovuto risarcire le vittime dei ritardi della giustizia per una cifra che supera i 400 milioni di Euro.
Non tutto ciò che emerge tuttavia è da contrastare.
Anche alla luce dei dati Europei vi è un giudizio positivo sulla produttività dei nostri uffici. Le pratiche giudiziarie sono una mole da far paura (oltre 4 milioni), eppure i giudici italiani ne definiscono una quantità quasi pari al numero delle sopravvenienze di ogni anno.
I dati ci dicono che i giudici italiani, nonostante siano al 2° posto in Europa quanto a produttività in numeri assoluti, abbiano registrato (e continuano a registrare da anni) il più alto stock di pendenze, che fa permanere il nostro sistema al 1° posto (poco invidiabile) di una classifica negativa.
C’è un debito pregresso remoto che abbiamo ereditato dal passato e che riusciamo ad affrontare a fatica.
Il tutto anche in danno di possibili investitori stranieri che, visti i dati sulla giustizia civile, fuggono a gambe levate.
Quali rimedi allora?
Alla luce dei dati, il Capo del Dipartimento dell’Organizzazione Giudiziaria propone una inversione di tendenza del lavoro che, a discapito della chiusura più celere dei nuovi “affari civili”, non trascuri più il vecchio (che diventa inevitabilmente sempre più vecchio).
Più nello specifico, la serie storica delle “pendenze” mostra un andamento decrescente a partire dal 2009, quando il totale complessivo era pari a circa 6 milioni di fascicoli aperti.
Dalla scomposizione del totale, ci dicono i dati, è emerso che il 63,3% delle pendenze è di competenza del Tribunale ordinario cui si aggiunge il 25,1% di fascicoli aperti presso il Giudice di Pace.
Al 30 giugno 2013, poi, se si escludono dal totale degli affari civili pendenti, tutti quei procedimenti che non costituiscono un contenzioso tra cittadini e quelle procedure che avendo una natura di lungo periodo sono una componente fissa non eliminabile delle pendenza (si pensi alle tutele e alle curatele) si ottiene che dei circa 5,2 milioni di procedimenti pendenti totali il 70% è rappresentato dal contenzioso puro, il 16 % sono il non contenzioso, l’11 % sono essenzialmente esecuzioni e il 3% sono le cause in Cassazione e presso il Tribunale per i minori.
Per la distribuzione territoriale, infine, dei carichi alla giustizia emergono dei dati “anomali”. Nelle prime dieci posizioni, a parte la presenza prevedibile e scontata di grandi uffici come Roma, Napoli e Milano, sorprendono le presenze di alcuni tribunali di medie dimensioni che evidenziano “divergenze territoriali”.
E’ interessante sapere che un terzo di quelle cause (in primo grado), per l’esattezza il 33,1% del totale, è concentrato in soli 10 Tribunali che non sono tutti i “maggiori” uffici del Paese.
I dati sono i seguenti (con riferimenti qui ai soli Tribunali):
-ROMA 204.913 pendenze
-NAPOLI 175.248 pendenze
-MILANO 125.512 pendenze
-FOGGIA 113.456 pendenze
-BARI 110.686 pendenze
-SALERNO 84.805 pendenze
-CATANIA 81.256 pendenze
-SANTA MARIA CAPUA VETERE 80.490 pendenze
-LECCE 63.592 pendenze
-PALERMO 63.235 pendenze
-Tutti gli altri Tribunali 2.225.262 pendenze
-Totale complessivo 3.328.455 pendenze
Il Dipartimento Competente ora si metterà al lavoro (dati nel dettaglio alla mano) nell’individuare le ragioni di tale anomalia: piante organiche, risorse materiali, tasso di scopertura del personale amministrativo, analisi dei flussi, altri fattori.
Per tutti i prospetti statistici selettivi (per anni e per materie) di tutti gli Uffici giudiziari, divisi per Distretto, relativi al registro SICID di ciascuna Corte di Appello e di ciascuno dei 140 Circondari sono disponibili visitando i link della pagine pagina Giustizia newsonline.
Luca Tosto
(16 novembre 2014)
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