Rapporto della Commissione Europea
Giustizia: Italia bocciata dal Consiglio d'Europa
707 i giorni necessari per una pronuncia di divorzio in primo grado e 486 in secondo grado. 2.648 giorni solo per il primo grado per le procedure di insolvenza. La Commissione europea per l'efficienza della giustizia del Consiglio d'Europa analizza 46 Stati membri.
Che in Italia ci sia qualche problema in materia di giustizia, si sa, è cosa risaputa.
Tuttavia, essere messi di fronte a delle cifre che ne danno reale contezza, fa tutto un altro effetto, specie poi se i dati arrivano dall'Europa.
Sono 707 i giorni i giorni necessari per una pronuncia di divorzio in primo grado in Italia e 486 in secondo grado. Per le procedura di insolvenza sono stati stimati 2.648 giorni solo per il primo grado. Questi i numeri che ci mostrano lo stato del funzionamento della giustizia civile in Italia e che ci vengono riferiti dal quinto rapporto della Commissione Europea per l’efficienza della giustizia del Consiglio d’Europa (CEPEJ), diffuso ieri con dati relativi al 2012.
Il rapporto disegna il quadro del funzionamento della giustizia in 46 Stati membri del Consiglio d’Europa (restano fuori solo Liechtenstein e San Marino), cui si aggiunge per la prima volta Israele.
Dal rapporto emerge come in via generale la disastrosa situazione economica abbia inciso sul funzionamento della giustizia. Difatti il budget italiano è salito di poco: da 7,7 miliardi di euro stimati nel 2010, si è passati a 8 miliardi nel 2012. La Germania ne spende ben 13 di miliardi.
Ragionando in termini di percentuale, è bene evidenziare che, mentre il Regno Unito destina il 5,75 % del totale della spesa pubblica al funzionamento della giustizia, l’Italia con il suo 1,5% può aspirare ad avvicinarsi solo all’Albania, che prevede per tale scopo uno stanziamento del 2,4%. A questo non può non aggiungersi che il 77,7 % di quel misero 1,5% è destinato a coprire gli stipendi.
Difatti, a tal proposito, il dossier del Consiglio d’Europa ha segnalato come i magistrati italiani siano tra i meglio pagati d’Europa. Secondo il rapporto, un giudice di Cassazione a fine carriera in Italia guadagna 97.883 euro netti all’anno, quasi il doppio della media europea (pari a 52.780 euro). Tra i Paesi dell’UE guadagnano di più solamente i giudici di ultima istanza della Svezia (276.361 euro) e del Regno Unito (129.502 euro), mentre subito dopo si collocano i compensi dei giudici di due Paesi membri del consiglio d’Europa ma non dell’ UE, ossia Norvegia (159.836 euro) e Principato di Monaco (125.152 euro).
Per quanto concerne il carico di lavoro, l’arretrato e la durata dei processi, l’Italia resta, purtroppo, fanalino di coda.
Se da un lato migliora il carico dovuto all’arretrato per le cause civili, la Commissione Europea per l’efficienza della giustizia del Consiglio d’Europa ci invita a non ignorare che questo è dovuto, più che al crescere del numero dei casi risolti, a una diminuzione dei nuovi casi provocata dall’aumento dei contributi da versare. Se al 1° gennaio 2012 le cause civili pendenti erano 34.114 (la media dei Paesi è di 10.880) al 31 dicembre 2012 i casi sono arrivati a 35.277. Per le procedure d’insolvenza l’Italia ha accumulato 85.736 casi, arrivati a 86.404 a fine 2012, con una durata dei procedimenti in primo grado pari come anticipato a 2.648 giorni.
Il curatore del rapporto Jean –Paul Jean, nel riferirsi alla situazione della giustizia italiana, ha espresso forti preoccupazioni, affermando che “La giustizia civile italiana è in una posizione di ritardo strutturale, con uno stock tale che non potrà mai essere risolto senza una radicale riforma che affronti i temi delle prerogative dei giudici e dei poteri degli avvocati, ovviamente aumentando le prime e riducendo i secondi. Con l'obbligo di fissare durate certe per i processi, al di là delle quali scattano le penalità”, puntando così i riflettori, inevitabilmente, anche sul numero esorbitante di avvocati presenti in Italia, fonte fisiologica (o patologica?) della moltiplicazione delle cause e della durata dei procedimenti.
In Italia, secondo i dati riferiti al 2012, gli avvocati sono 226.000, a dispetto dei 56.000 della Francia e i 160.000 della Germania, il che vuol dire 379 avvocati ogni 100.000 abitanti (il rapporto in Francia e in Germania è invece di 86 per la prima e 200 per la seconda) e 35,6 avvocati per ogni giudice (8 sia in Francia che in Germania). Insomma, un esercito.
Per ulteriori approfondimenti, si rimanda al testo del rapporto.
Eleonora Finizio
(10 ottobre 2014)
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