Sport e cronaca nera
Marco Pantani e' stato assassinato?
La Procura di Rimini ha riaperto le indagini a dieci anni dalla tragica morte del "pirata" con l'ipotesi di "omicidio volontario".
La Procura della Repubblica di Rimini ha riaperto le indagini sulle cause della morte di Marco Pantani, avvenuta il 14 febbraio 2004 in una stanza di un motel della città romagnola. La prima indagine era stata archiviata come “morte accidentale da overdose”, ma la madre del grande ciclista cesenate non aveva mai creduto a questa ipotesi.
Tonina Pantani per anni aveva gridato al mondo che non poteva essere andata in quel modo, sottolineando tutte le incongruenze della versione ufficiale dei fatti così come risultavano dai verbali dell’inchiesta ed affermando senza tentennamento alcuno :“sono certa che mio figlio sia stato ucciso”.
Non le avevano creduto, ritenendolo solo lo sfogo di una madre disperata, alla ricerca di altre risposte per quella morte orribile che si era portata via il figlio amatissimo. Per gli inquirenti dell’epoca non c’erano dubbi : Marco Pantani non aveva accettato di vivere come un uomo normale, dopo essere stato per anni ai vertici mondiali della sua specialità.
Gli esperti sostengono ancora oggi che insieme a Bartali, Gaul e Bahamontes, Marco Pantani sia stato uno dei più grandi scalatori di tutti i tempi; e, per la verità, lo stesso Gaul ha affermato che “Pantani era più forte di lui”.
Dopo aver vinto Giro d’Italia e Tour de France nello stesso anno -exploit raggiunto da pochissimi grandi ciclisti- la sua vita è cambiata nel 1999, quando venne squalificato per doping durante una tappa del Giro d’Italia. Da allora non si è più ripreso e negli anni successivi è caduto nell’incubo devastante della depressione.
Per questo motivo, probabilmente, gli inquirenti hanno ritenuto che non ci potessero essere dubbi di sorta sulle cause della sua morte.
La madre, però, non si è mai rassegnata ed ha voluto a tutti i costi che venissero svolte indagini difensive; che partendo dai dettagli, dai dubbi, dalle contraddizioni della vicenda, così come emergevano dalla versione ufficiale, dopo mesi di lavoro, sentiti i testimoni e interpellati professionisti del settore, è arrivata ad una svolta.
Infatti, nella perizia medico-legale eseguita per conto della famiglia Pantani dal prof. Francesco Maria Avato, si arriva a queste conclusioni :“le ferite sul corpo di Marco Pantani non sono auto-procurate, ma opera di terzi”. In sostanza, l’ipotesi è che Pantani sia stato costretto con la violenza ad ingerire la cocaina che l’ha ucciso.
Queste conclusioni hanno evidentemente convinto la Procura di Rimini a riaprire il caso, con l’ipotesi investigativa di “omicidio volontario”, anche se per ora, naturalmente, si tratta solo di un’iscrizione nel registro delle notizie di reato e, al momento, non ci sono indagati.
Gianni Mura, su Repubblica, il giorno dopo la sua morte tragica aveva ricordato che, una volta, al Tour de France, aveva chiesto a Pantani : “Marco, perché vai così forte in salita?”; e lui, dopo qualche attimo di riflessione, aveva risposto con un agghiacciante : “per abbreviare la mia agonia”.
La sua grandezza, la sua umanità ed anche la sua grande debolezza, l’hanno trasformato in un mito, narrato e raccontato da scrittori e giornalisti in moltissimi libri e migliaia e migliaia di articoli. La sua tragica storia ha ispirato canzoni e dediche, da parte dei Liftiba, degli Stadio, Francesco Baccini, Antonello Venditti e tanti altri.
A dieci anni di distanza, si riapre ora per la famiglia e per i tantissimi che l’hanno amato nel bene e, forse, anche di più nel male, la speranza di conoscere la verità sulle cause della sua tragica morte.
Moreno Morando
(2 agosto 2014)
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