Sentenze civili sul sito della Cassazione
Il Garante della Privacy chiede alla Corte Suprema di oscurare nomi e dati identificativi
Il Presidente dell'Autorita' Garante Antonello Soro ha scritto al Primo Presidente della Corte Suprema di Cassazione esprimendo preoccupazione
La Corte di Cassazione, in quasi tutti gli Stati ad ordinamento “civil law” (modello derivante dal diritto romano, oggi dominante a livello mondiale) è l’organo al vertice del potere giudiziario. In particolare, nell’ordinamento italiano, la Corte Suprema di Cassazione rappresenta il giudice di legittimità di ultima istanza delle sentenze emesse dalla magistratura ordinaria.
Tuttavia, il nostro Paese è bellissimo, ma -come tutti sanno- è anche molto strano e, quindi, può succedere che, seppur molto diplomaticamente, il Garante della Privacy decida di “contestare” -sempre con il massimo rispetto dovuto- al vertice della Cassazione la decisione di mettere sul sito tutte le sentenze civili degli ultimi cinque anni, corredate di nome, cognome e di tutti i dati sufficienti per identificare attori e convenuti del relativo processo.
Il Presidente dell’Autorità Garante della Privacy, Antonello Soro ha scritto una lettera al Primo Presidente della Corte Suprema, chiedendo, allo scopo, di oscurare tutti i nomi, perché c’è “preoccupazione in ordine al diritto alla protezione dei dati personali (spesso anche sensibili e giudiziari) degli interessati”.
Soro ritiene che l’iniziativa sia apprezzabile nelle sue finalità, tuttavia chiede di “eliminare nomi, cognomi e ogni riferimento che riconduca all’identità delle persone coinvolte”. A questo scopo, “potrebbe essere utile riflettere sull’opportunità di espungere dai provvedimenti i dati identificativi, cosa che, pur non togliendo nulla alla comprensione del contenuto giuridico della pronuncia, consentirebbe di minimizzare l’impatto, in termini di riservatezza , della più ampia accessibilità in rete”.
In sostanza, l’Autorità Garante della Privacy apprezza l’idea di dare concreta attuazione al principio generale “di pubblicità delle norme, degli atti e delle sentenze”; tuttavia, c’è anche preoccupazione per l’uso, spesso improprio, che di tutti questi dati viene fatto, una volta finiti nei motori di ricerca, con la possibilità di sapere tutto di una persona, solamente digitando il suo nome.
La Corte di Cassazione ha pubblicato sul suo sito quasi 160.000 documenti, con tutti i dati necessari per l’identificazione dei soggetti interessati, in base ad una circolare del Primo Presidente del 2006, che -sulla scorta della previsione dell’art. 52 del codice della privacy- dava disposizione di cancellare solo alcuni nomi (minori, vittime di reati sessuali, quelli di chi ha chiesto espressamente di non essere citati), nell’intento -ribadito alcuni mesi fa dal Primo Presidente della Corte Suprema di Cassazione Giorgio Santacroce- di “rafforzare i valori della stabilità e della certezza del diritto non solo tra gli operatori del settore ma fra tutti i cittadini”.
In chiusura, il Presidente dell’Autorità Garante della Privacy Antonello Soro si “dichiara sin da ora disponibile a ogni utile confronto”; tuttavia la richiesta alla Corte Suprema di Cassazione è chiara: bisogna cancellare tutti i dati identificativi dei soggetti interessati.
Moreno Morando
(9 ottobre 2014)
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