Riforme
Anticorruzione: la nuova legge in pillole
Reintrodotto il falso in bilancio, inasprito il trattamento sanzionatorio ed aumentato il termine di prescrizione.
Il 21 maggio 2015, dopo un periodo di circa due anni, la Camera dei Deputati ha approvato il disegno di legge anticorruzione
Il provvedimento normativo in via di pubblicazione, in estrema sintesi prevede:
- la reintroduzione del reato di falso in bilancio come reato di pericolo, procedibile d’ufficio, salvo nell’ipotesi di società non soggetta al fallimento;
- l’inasprimento delle pene per le fattispecie di peculato (da 4 anni a 10 anni e 6 mesi), di corruzione propria (da 6 a 10 anni), di corruzione impropria (da 1 a 6 anni), di induzione indebita (da 6 anni a 10 anni e 6 mesi) e di corruzione in atti giudiziari (da 6 a 12 anni, con la possibilità di arrivare fino a 20 nei casi più gravi);
- l’attenuante del «ravvedimento operoso» per chi si adoperi efficacemente per evitare conseguenze ulteriori del delitto, assicurare le prove ed individuare i colpevoli, o per il sequestro delle somme trasferite;
- il condizionamento della possibilità di accedere ai riti alternativi alla circostanza della previa effettiva ed integrale del prezzo o del profitto del commesso reato contro la pubblica amministrazione;
- la licenziabilità del dipendente pubblico corrotto condannato ad una pena di almeno 2 anni di reclusione.
Degna di nota la norma che, a completamento del sistema di prevenzione amministrativa del fenomeno della corruzione, prevede il dovere del P.M. di informare l’ANAC qualora proceda per reati contro la Pubblica Amministrazione.
La nuova disciplina, quasi a voler rimarcare il rapporto tra i fenomeni della criminalità organizzata e della corruzione, inasprisce le pene per la partecipazione ad un’associazione mafiosa - punita con la reclusione da 10 a 15 anni – e per l’attività di organizzazione e direzione della stessa – punita con la reclusione tra i 12 ed i 18 anni.
Giovanni Tartaglia Polcini
(2 giugno 2015)
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