CONTRAFFAZIONE ALIMENTARE
Marchi e prodotti contraffatti, pesante attacco al Made in Italy
Il rapporto di Legambiente e Movimento Difesa del Cittadino: l'Italia perde in Europa 26 miliardi di euro.
Il Parmigiano Reggiano, a seconda dei Paesi, diventa Regiànito in Argentina, Reggiano in Sud America, Parmesao in Brasile e Pamesello in Belgio. E’ questo il marchio alimentare più largamente contraffatto tra tutti i prodotti italiani. “In più ora – riferisce la Coldiretti – c’è addirittura la possibilità di acquistare (in Gran Bretagna, negli Usa o in Australia) un kit per fare il pregiato formaggio italiano, ovviamente senza dare alcuna importanza al latte utilizzato. Una vera e propria truffa che colpisce anche i vini italiani più prestigiosi come il Valpolicella che può essere taroccato con un miracoloso kit che promette di ottenerlo in pochi giorni con miscugli di polveri e mosto”.
Si chiama “Italian sounding” ed il fastidioso fenomeno dell’imitazione di prodotti italiani all’estero ben conosciuti e apprezzati, per vendere a prezzi maggiorati prodotti di scarsa qualità. E l’Italia ogni anno perde qualcosa come 26 miliardi solo in Europa, ma se si riuscisse a combattere tale fenomeno in tutto il mondo potrebbe rientrare, ogni anno, di quasi 60 miliardi di euro. E’ la fotografia che emerge dall’ultimo rapporto di Legambiente e Movimento Difesa del Cittadino sulla sicurezza alimentare realizzato grazie ai contributi dell’Agenzia delle Dogane, Carabinieri per la Tutela della Salute (Nas), Carabinieri per le Politiche Agricole e Alimentari (NAC), Capitanerie di Porto, Corpo Forestale dello Stato, Ispettorato Centrale della Tutela della Qualità e Repressione Frodi (Icqrf) e Ministero della Salute.
Uno sguardo su “contraffazioni, usurpazioni dei marchi, dell’origine italiana dei prodotti e di tutta la qualità che la nostra tradizione enogastronomica rappresenta – scrive Legambiente -. Già nel primo rapporto del 2004 raccontavamo dell’uso illecito della denominazione protetta da parte di prodotti non certificati, quali formaggi e oli extra vergini. Nel 2012, da nord a sud dello stivale, oggetto di sequestri e sanzioni sono stati oli deodorati, vini falsi venduti in nero, formaggi imitati, prodotti ittici anonimi e pomodoro cinese spacciato come italiano. Un caso eclatante è rappresentato dal settore del vitivinicolo, nel quale, ad esempio ICQFR ha registrato il maggior numero di sequestri (il 47%), pari ad un valore di oltre 20 milioni di euro. Non minori gli illeciti rilevati dalle indagini dei NAC sulla filiera del pomodoro, con particolare riferimento alle produzioni Dop San Marzano e biologico: evocazione in etichetta e sui documenti di vendita di falsi marchi Dop, falsi disciplinari di qualità, assenza di tracciabilità”.
Dedicando il consueto spazio alla situazione nazionale, l’edizione 2013 del rapporto contiene anche un focus sui principali scandali alimentari avvenuti a livello europeo dal 2000 ad oggi. Una panoramica, il cui denominatore comune è rappresentato dalle emergenze sanitarie che hanno portato ad importanti cambiamenti a livello normativo, volti a tutelare il consumatore e la sicurezza degli alimenti.
“Il consumatore continua ad essere ancora vittima inconsapevole delle frodi alimentari - dichiara Antonio Longo, Presidente del Movimento Difesa del Cittadino -. Da quando si verificò l’epidemia della Bse, responsabile di ben 225 morti in Europa, il livello di attenzione istituzionale e sociale ha posto nuovi problemi da risolvere e sfide da raccogliere. Tanti i progressi, ma lunga ancora la strada per una vera tutela del consumatore e del Made in Italy. In materia di lotta alla contraffazione raccontiamo i recenti successi, ma non ci stancheremo di chiedere pene più severe vero deterrente per i falsari del cibo. Le recenti novità in materia di etichettatura consentiranno ai cittadini di essere più informati ma per una etichetta davvero trasparente è importante che anche l’origine degli ingredienti primari sia rivelata ai consumatori”.
Uno dei principali fattori che favoriscono questo tipo di situazioni è che per i prodotti alimentari scambiati all’interno dell’Unione europea non esiste, ad oggi, alcun tipo di restrizione.
Giuseppe Bianchi
(9 giugno 2014)
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