Incompatibilità
Il candidato che ha denunciato il commissario di concorso non può ricusarlo
La denuncia penale non costituisce lite pendente, condizione necessaria per richiedere l'astensione del commissario
Si iscrive ad un concorso bandito da una ASL, ma che sfortuna il Presidente della Commissione e' colui con il quale più volte in passato e' entrato in contrasto addirittura così acceso da sfociare in una denuncia alla Procura.
L'esito del concorso per il candidato era quindi scontato "non classificato in posizione utile in graduatoria".
Impugna al TAR che gli da ragione perché l'inimicizia del Presidente della Commissione giudicatrice doveva determinare la sua astensione.
La ASL non ci sta appella al Consiglio di Stato che con la sentenza depositata oggi ha annullato la decisione in quanto per evitare l’uso strumentale dell’obbligo d’astensione e della ricusazione, la relativa norma sulla cause di incompatibilità, che prevede l'astensione in caso di una lite pendente con una delle parti (art. 51 c.p.c.), comporta che la presentazione di denuncia in sede penale da parte del ricusante nei confronti del Giudice o, per analogia, del commissario di concorso non costituisce causa di legittima ricusazione perché essa non è di per sé idonea a creare una situazione di causa pendente o di grave inimicizia.
Inoltre sul concetto di «grave inimicizia», precisa il Collegio, che esso descrive non già un sentimento di mera antipatia o di acrimonia, bensì una situazione oggettiva ed articolata (originata da fatti e circostanze complete, significative ed estranee al processo) di ostilità talmente radicata e tenace, da far presumere che il Giudice (o, per analogia, il commissario di concorso) decida, aprioristicamente, in senso contrario al suo avversario.
Silvia Capovin
(2 maggio 2014)
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