Sanità
Salute: le 10 cose da sapere sulla meningite
Le FAQ predisposte dal Ministero della Salute, Istituto superiore di sanità (ISS) e Agenzia italiana del farmaco (AIFA).
Di seguito vengono pubblicate le dieci cose da sapere sulla meningite in Italia, soprattutto sulla forma più aggressiva, quella di natura batterica, e sulle vaccinazioni.
L’analisi dei dati conferma che non esiste alcuna evidenza di emergenza di sanità pubblica a livello nazionale.
È importante seguire il calendario vaccinale e consultare sempre il proprio medico in merito all’opportunità e alle tempistiche delle vaccinazioni.
1. C’è oggi un’emergenza meningite?
Non c’è attualmente un’epidemia di meningite. In base ai dati dell’ISS, nel 2015 e nel 2016 si sono verificati in Italia quasi 200 casi per anno di malattia invasiva da meningococco, la maggior parte dei quali causati dai sierogruppi B e C. L’andamento rispecchia il trend degli ultimi anni. In generale, la letalità riguarda il 10% dei casi. Il vaccino va somministrato solo alle fasce di popolazione raccomandate e ai gruppi a rischio, per mantenere alta la protezione collettiva e individuale dalla malattia. La diffusione della meningite in generale è bassa ed è rimasta costante negli ultimi cinque anni. L’unica variazione epidemiologica negli ultimi due anni riguarda il focolaio di meningococco C presente in Toscana che è però circoscritto in un’area specifica nella quale la Regione ha immediatamente predisposto l’offerta gratuita della vaccinazione ad una ampia quota della popolazione.
2. Quali batteri causano la meningite?
Tra gli agenti batterici che causano la meningite il più temuto è Neisseria meningitidis (meningococco), oltre a Streptococcus pneumoniae (pneumococco) e Haemophilus influenzae. Del meningococco esistono diversi sierogruppi, dei quali i più diffusi sono: A, B, C, Y, W135, X. Il più aggressivo è il meningococco di sierogruppo C, che insieme al B è il più frequente in Italia e in Europa.
3. Quali sono le fasce più a rischio di contrarre l’infezione causata dai diversi tipi di meningococco?
I bambini piccoli (al di sotto dei 5 anni di età) e gli adolescenti, ma anche i giovani adulti sono a rischio più elevato di contrarre infezione e malattia. Per quanto riguarda il sierogruppo B, la maggior parte dei casi si concentra fra i bambini più piccoli, al di sotto dell’anno di età.
4. Quali sono i vaccini anti-meningococco a disposizione ed esattamente contro quali ceppi?
Esistono tre tipi di vaccino anti-meningococco: il vaccino coniugato contro il meningococco di sierogruppo C (MenC): è il più frequentemente utilizzato e protegge solo dal sierogruppo C il vaccino coniugato tetravalente: protegge dai sierogruppi A, C, W e Y il vaccino contro il meningococco di sierogruppo B: protegge esclusivamente contro questo sierogruppo.
5. Sono obbligatori o raccomandati?
I vaccini anti-meningococco sono vaccini raccomandati. Sono tutti inseriti nel nuovo Calendario vaccinale LEA, incluso nel Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale 2017-2019, ed è previsto siano offerti gratuitamente a specifiche fasce di popolazione, che sono quelle a maggior rischio di infezione. La scheda vaccinale in vigore prevede: la vaccinazione contro il meningococco B nei bambini nel corso del 1° anno di vita (3 dosi al 3°, 4°, 6° mese di vita e 1 richiamo al 13° mese) la vaccinazione anti-meningococco C nei bambini che abbiano compiuto un anno di età (1 dose al 13°-15° mese) la vaccinazione con vaccino coniugato tetravalente nell’adolescenza, sia come richiamo per chi è già stato vaccinato contro il meningococco C da piccolo sia per chi non è mai stato vaccinato. Al di fuori delle fasce di età sopracitate, il vaccino è fortemente raccomandato in persone a rischio perché affette da alcune patologie (talassemia, diabete, malattie epatiche croniche gravi, immunodeficienze congenite o acquisite, asplenia, etc.) ed è consigliato anche in presenza di particolari condizioni (lattanti che frequentano gli asili nido, ragazzi che vivono in collegi o dormono in dormitori, reclute militari, e per chiunque debba recarsi in Regioni del mondo dove la malattia meningococcica è comune, come ad esempio alcune zone dell’Africa).
6. Quali sono gratuiti e quali a carico del cittadino?
I vaccini contro la meningite inseriti nel nuovo Calendario vaccinale LEA, incluso nel Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale 2017-2019, sono gratuiti per specifiche fasce di popolazione, che sono quelle a maggior rischio di infezione. In particolare: la vaccinazione contro il meningococco B è gratuita per i bambini nel corso del 1° anno di vita (3 dosi al 3°, 4°, 6° mese di vita e 1 richiamo al 13° mese) la vaccinazione anti-meningococco C è gratuita per i bambini che hanno compiuto un anno di età (1 dose al 13°-15° mese) la vaccinazione con vaccino coniugato tetravalente è gratuita per gli adolescenti, sia come richiamo per chi è già stato vaccinato contro il meningococco C da piccolo sia per chi non è mai stato vaccinato. La vaccinazione contro il meningococco B prevede dosaggi diversi a seconda dell’età in cui si inizia a vaccinare, anche se il vaccino è indicato soprattutto al di sotto di un anno di età. Per quanto riguarda i vaccini contro gli altri agenti batterici della meningite, la vaccinazione contro Haemophilus influenzae tipo b (emofilo tipo b) è solitamente effettuata, gratuitamente, insieme a quella antitetanica, antidifterica, antipertosse, antipolio e antiepatite B, al 3°, 5° e 11° mese di vita del bambino, come da calendario vaccinale italiano. Non sono necessari ulteriori richiami. La vaccinazione contro lo Streptococcus pneumoniae (pneumococco) è offerta gratuitamente e il calendario nazionale prevede la somministrazione di tre dosi: al 3°, 5° e 11° mese di vita del bambino. Il nuovo Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale ne prevede l’offerta attiva e gratuita anche ai soggetti di 65 anni di età.
7. Quanto dura l’effetto della protezione vaccinale?
Generalmente, la durata della protezione dipende dal tipo di vaccino e dall’età in cui viene somministrato. Infatti, mentre alcuni vaccini, come quello anti-epatite B, conferiscono una protezione duratura lungo tutto l’arco della vita, per altri vaccini, come quelli contro difterite e tetano, sono raccomandati richiami decennali. Riguardo ai vaccini anti-meningococcici, i dati attualmente disponibili in letteratura non consentono di stabilire la necessità di un richiamo. In Italia, con il nuovo Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale, è stata inserita una dose di richiamo nell’adolescenza in quanto è un’età a maggior rischio (seppure sempre molto basso) rispetto al resto della popolazione, per rafforzare la risposta immunitaria ad una eventuale infezione.
8. Qual è il valore del richiamo vaccinale?
Il richiamo di una vaccinazione permette di mantenere elevata la protezione immunitaria individuale nei confronti di una specifica malattia infettiva e garantire, qualora i livelli di copertura vaccinale siano elevati, anche nella popolazione generale l’instaurarsi della cosiddetta immunità di gregge, una specie di scudo di protezione, essenziale a limitare la circolazione di un determinato microbo ed evitare il riemergere di malattie ormai sotto controllo, difendendo così anche le fasce di popolazione più vulnerabili come anziani, bambini molto piccoli ancora non completamente vaccinati e soggetti a rischio.
9. Negli adolescenti va fatta la vaccinazione? E se è stata fatta a un anno di età va fatto un richiamo?
La vaccinazione anti-meningococcica con vaccino tetravalente è raccomandata agli adolescenti, in quanto rientrano tra le categorie a maggiore rischio di contagio, sebbene limitato rispetto ad altre malattie infettive molto più contagiose, come influenza e morbillo. Il nuovo Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale raccomanda la vaccinazione nell’adolescenza anche per chi sia stato vaccinato contro il meningococco C da piccolo. Nell’evenienza di soggetti già vaccinati, la dose di richiamo serve a rafforzare la risposta immunitaria ad una eventuale infezione.
10. Per gli adulti che nell’infanzia non sono stati vaccinati contro il meningococco è consigliata la vaccinazione?
La vaccinazione negli adulti non è raccomandata, a meno che non siano presenti i fattori di rischio o le condizioni sopra riportate. Chi ha dubbi è opportuno che si rivolga alla ASL o al proprio medico di base.
A cura di: Ministero della Salute, Istituto superiore di sanità (ISS) e Agenzia italiana del farmaco (AIFA).
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La Direzione
(12 febbraio 2017)
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