Ministero dell'Interno
Banca dati del DNA, un importante strumento d'indagine
L'importante strumento identificativo nel ruolo della genetica forense e della biologia applicata al mondo delle investigazioni.
“La Banca Dati Nazionale del Dna” (Bdn-Dna) è stata illustrata, lo scorso 28 aprile, dal direttore del Servizio Polizia Scientifica Luigi Carnevale e dalla Biologa, direttore tecnico capo Alessandra Caglià, nel corso di una conferenza, a Roma, al Palazzo delle Esposizioni, nell’ambito di una serie di incontri correlati alla Mostra “Il Dna: Il grande libro della vita da Mendel alla Genomica”.
La Bdn-Dna, istituita con una legge del 30 giugno del 2009 nasce con l’obiettivo di contrastare il terrorismo, la criminalità transfrontaliera e la migrazione illegale. L’Italia ha aderito al “Trattato di Prum” del 2005 sulla cooperazione transfrontaliera e il Consiglio dei Ministri n.72 del 3 luglio 2015, ha disciplinato le modalità di funzionamento e di organizzazione del Bdn-Dna.
La banca è collocata nel Dipartimento di pubblica sicurezza - Direzione centrale della Polizia criminale- Servizio per il sistema informativo interforze del ministero dell’Interno, mentre il laboratorio centrale si trova nel Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) presso il polo logistico di Rebibbia, del ministero della Giustizia.
La Bdn-Dna è un importante strumento identificativo nel ruolo della genetica forense e della biologia applicata al mondo delle investigazioni, un importante strumento di indagine all’avanguardia per la magistratura e le Forze di Polizia, sia sul piano tecnologico sia sulla certezza e sicurezza dei dati, utile anche nella ricerca delle persone scomparse e alla soluzione dei delitti irrisolti “cold case”.
L’aumento della sensibilità delle tecniche analitiche ha permesso, nel tempo, la possibilità di ottenere profili genetici anche da microtracce e non solo da fluidi biologici come avveniva in passato. Questo ha consentito alla Polizia Scientifica, di riaprire casi rimasti insoluti da tempo, con la possibilità di lavorare su reperti non ritenuti, all’epoca, idonei all’estrazione del Dna.
I profili del Dna raccolti, riguardano i soggetti colpiti da un procedimento penale, da un provvedimento restrittivo della libertà personale disposto dall’autorità giudiziaria. È possibile procedere al confronto con i profili del Dna non identificati, acquisiti dai reperti biologici trovati sulla scena del crimine, dalla polizia giudiziaria al fine di facilitare l’identificazione degli autori dei delitti.
La Banca del Dna permetterà all’autorità giudiziaria e alla polizia giudiziaria di interrogare e ricevere interrogazioni di profili del Dna dalle omologhe banche per le finalità di collaborazione internazionale. Il profilo del Dna entra a far parte degli strumenti tecnologici che giuridicamente consentono l’identificazione del soggetto.
E’ importate ricordare che dalle attivita' della Polizia Scientifica, da sempre arrivano input decisivi alla identificazione dei colpevoli di reati ma alle prove di laboratorio devono sempre affiancarsi le indagini tradizionali, ha sottolineato Carnevale.
Fonte: Ministero dell'Interno, comunicato del 4.5.2017
La Direzione
(4 maggio 2017)
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