Presidenza Commissione UE
Tra Schulz e Juncker spunta Christine Lagarde
Il presidente del FMI potrebbe essere il candidato a sorpresa - gradito alla Germania - alla presidenza della Commissione.
Nonostante negli ultimi mesi il dibattito si sia concentrato sui due candidati più papabili nella corsa alla presidenza della Commissione europea, il socialdemocratico Martin Schulz o il democristiano Jean-Claude Juncker, negli ultimi giorni crescono i rumors che indicano in Christine Lagarde (ex ministro dell'Economia francese e attuale presidente del FMI) la futura presidente della Commissione.
Ad aggiungersi oggi le rivelazioni di Reuters e Telegraph che riferiscono di una telefonata tra Angela Merkel e il presidente francese Francois Hollande nel corso della quale la Merkel avrebbe chiesto all'inquilino dell'Eliseo la disponibilità a supportare l'eventuale candidatura della Lagarde. Notizie smentite dal portavoce del governo tedesco ma in grado di offrire un interessante quadro delle strategie tedesche per imporre il "proprio" presidente della Commissione.
La Lagarde, infatti, è una strenua apologeta delle politiche di austerity. Sotto la sua presidenza del FMI la Grecia è stata sottoposta a molteplici cure dimagranti, a Cipro è stato imposto un prelievo forzoso sui conti correnti per ripianare il debito pubblico, e anche Italia e Spagna sono state spesso oggetto del pressing della Lagarde in favore di politiche di austerity. Politiche alle quali viene da sempre affiancata nella mentalità dei burocrati del FMI una spinta neoliberista. Aumento delle imposte, liberalizzazione del mercato, deregulation del mercato del lavoro. Questi i tre cardini del Lagarde-pensiero. E se è vero che nel 2012 la Lagarde espresse una velata critica all'eccessiva attenzione posta dalla Germania verso i "conti in ordine", va tuttavia rilevato come il FMI nell'ambito della cosiddetta Troika (in unione dunque ad UE e BCE) si sia sempre trovato in piena sintonia con tali politiche.
E desta anche qualche preoccupazione il ricordo del documento sulla fiscalità varato ad ottobre 2013 dal FMI. Documento nel quale, a pagina 49, in un piccolo box è scritto nero su bianco che "riportare il debito ai livelli di fine 2007 richiederebbe (per i 15 paesi dell'area euro) una tassazione di circa il 10% sui patrimoni con valore patrimoniale netto positivo". In pratica per il FMI basterebbe un prelievo forzoso del 10% sui conti correnti bancari dei cittadini europei per ripianare i debiti degli Stati, debiti cresciuti a dismisura dal 2008-2009 perché contratti nel salvataggio di istituti bancari e assicurazioni o ancora per collocare titoli di Stato su un mercato esposto a manipolazioni e fluttuazioni selvagge.
Il sostegno alla Lagarde potrebbe giungere anche dal premier britannico Cameron che nei giorni scorsi ha fatto sapere di non avere alcuna intenzione di supportare i due candidati proposti dal parlamento europeo. In ogni caso sembra che i neo eletti parlamentari europei non abbiano alcuna intenzione di cedere sulle loro prerogative, sancite dal trattato di Lisbona, di presentare un proprio candidato, senza che lo stesso venga imposto dall'alto. Oggi intanto è previsto un nuovo giro di consultazioni fra i leader europei nel corso del G7 di Bruxelles.
Francesco Colafemmina
(4 giugno 2014)
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