DIRETTIVA COMUNITARIA
Unione Europea a gamba tesa contro le organizzazioni criminali
I nuovi strumenti normativi europei imposti agli Stati membri per prevenire e contrastare il riciclaggio ed il terrorismo.
E’ in corso di recepimento la nuova Direttiva comunitaria (n. 2015/849) contro il riciclaggio e il finanziamento del terrorismo, che compromettono la stabilità e l’integrità del settore finanziario in tutta l’area europea.
Si tratta di fenomeni preoccupanti iscritti nelle prime righe dell’Agenzia europea. La ramificazione delle organizzazioni criminali, dedite al riciclaggio, ha indotto le Autorità europee a realizzare nuovi sistemi di prevenzione e contrasto, a mezzo di nuovi atti legislativi vincolanti per tutti gli Stati membri ai quali impongono il raggiungimento di obiettivi prefissati, capaci di assicurare una comune tutela.
Nella maggior parte degli Stati membri, si è constatata nell’ultimo decennio, la mancata esistenza di una legislazione efficace idonea a contrastare il fenomeno del riciclaggio.
La nuova Direttiva antiriciclaggio ha il dichiarato scopo di rafforzare la lotta contro i crimini fiscali per il finanziamento del terrorismo. Essa mira soprattutto ad adattare l’attuale sistema preventivo all’evoluzione tecnologica delle tecniche di reimpiego del denaro sporco, utilizzate dalla criminalità. I reati fiscali connessi alle imposte dirette e indirette rientrano ora nell’ampia definizione di “attività criminosa”.
La Direttiva si applica oltre che agli Enti creditizi e agli istituti finanziari anche agli altri soggetti che negoziano beni, quando il pagamento è effettuato in contanti per un importo superiore a diecimila euro.
La Direttiva prevede che il rischio di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo, in quanto muta rapidamente, sia aggiornato ogni due anni o, se del caso, più frequentemente.
Gli intermediari finanziari, i quali operano in un privilegiato osservatorio, dovranno necessariamente intensificare i controlli e compiere adeguate verifiche perfino a soggetti che negoziano beni, in contanti, di importo superiore a diecimila euro.
Il nostro ordinamento è già allineato a tale prescrizione dettata dalla norma.
La Direttiva obbliga gli Stati membri a prestare particolare attenzione alle persone che ricoprono o hanno ricoperto funzioni pubbliche di rilievo a livello nazionale o all’estero e nei confronti di alti funzionari in organizzazioni internazionali e di coloro che svolgono o hanno svolto funzioni politiche all’interno del Paese.
La Direttiva obbliga, altresì, ad installare un “Registro centralizzato di informazioni” per rintracciare criminali che potrebbero altrimenti occultare la propria identità dietro strutture societarie. Le informazioni raccolte da una Banca dati centrale, circa la titolarità effettiva, devono essere accessibili, senza restrizioni, alle Autorità competenti ed a qualunque od organizzazione che possa dimostrare un legittimo interesse.
L’attuazione di tale Registro, in Italia, potrà essere ostacolata dalla nostra normativa sula “privacy” che è molto più restrittiva rispetto ad altri ordinamenti europei. La Direttiva obbliga, per almeno cinque anni, le informazioni ottenute registrate.
L’ultima parte della Direttiva è più delicata perché riguarda le sanzioni e le misure amministrative mirate a combattere il riciclaggio ed il finanziamento del terrorismo.
Le sanzioni, che vanno sempre pubblicate, possono concretizzarsi in revoca o sospensione dell’autorizzazione, in interdizione temporanea dall’esercizio di funzioni dirigenziali e in sanzioni pecuniarie massime pari almeno ad un milione di euro, per gli enti creditizi ed istituti finanziari.
Giovanni Tartaglia Polcini e Franco Bianchi
(Magistrati)
La Direzione
(13 aprile 2016)
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