Consiglio di Stato
Veleno nella falda, condannata la Edison S.p.A.
La ex Chimica Bianchi, stabilimento del Gruppo Montedison, inquina la falda acquifera. Il Comune di Rho interviene per la messa in sicurezza e si rivarrà sulla Edison delle spese sostenute per il risanamento dell'area contaminata.
La vita di migliaia di cittadini messa a repentaglio per l’inquinamento procurato dallo stabilimento del “Gruppo Montedison”.
La vicenda si incentra nel Comune di Rho, via Magenta 77, dove la società Montedison ha esercitato attività produttiva nel settore dell’industria chimica, cessata intorno agli anni settanta del secolo scorso.
L’industria fin dai primi anni del novecento raggiungeva elevate produzioni di coloranti, tannini sintetici ed altre sostanze nocive. Lo sviluppo industriale, del tempo, senza un’adeguata normativa in materia ambientale, determinò la grave contaminazione da solventi della falda acquifera e il conseguente stato di emergenza.
Nel 1999 venivano svolte indagini in loco a seguito delle quali veniva accertata la situazione di contaminazione delle acque e la conseguente necessità di provvedere a un nuovo sbarramento idraulico, in ragione della inidoneità della vasca incapsulata dalla Montedison nel 1982 a contenere le sostanze inquinanti.
Immediata è stata la reazione del Comune di Rho che intimava alla Montedison s.p.a. di provvedere celermente agli interventi di messa in sicurezza, di bonifica e di ripristino ambientale della parte nord dell’area denominata “Chimica Bianchi” in quanto soggetto responsabile dell’inquinamento. Seguiva poi una nota del Comune che comunicava l’intenzione di provvedere in proprio alla messa in sicurezza dell’area con azione di rivalsa nei confronti del responsabile per il recupero delle spese sostenute.
Iniziava quindi nel 2000 un contenzioso presso il TAR Lombardia che si è chiuso dopo ben 14 anni con il deposito in data 23 giugno della sentenza del Consiglio di Stato che da un lato ha respinto l’appello proposto dalla Società Edison e, dall'altro ha accolto l'appello incidentale proposto dal Comune.
In coerenza con quanto affermato dalla giurisprudenza europea, il Consiglio di Stato ha riconosciuto piena responsabilità alla Edison s.p.a. in quanto gli elementi indiziari plurimi, gravi, precisi e concordanti hanno provato il nesso causale: vicinanza dell’impianto alla zona con inquinamento accertato e corrispondenza tra le sostanze inquinanti ritrovate e i componenti impiegati dalla Chimica Bianchi.
Tra l'altro la Società Edison ha tentato, inutilmente, di sostenere la propria estraneità eccependo il mancato approfondimento dei suoi rapporti con la Montedison. Sul punto il Consiglio di Stato ha evidenziato come la circostanza che sia stata Edison s.p.a. a reagire in giudizio avverso gli atti indirizzati a Montedison s.p.a. (il ricorso di primo grado è stato proposto da Edison s.p.a, già Montedison s.p.a.) vale, da sola, a rendere palese l’infondatezza della censura nella parte relativa al mancato approfondimento dei rapporti tra le due società.
Inoltre, a nulla sono valse le argomentazioni difensive della Società sull’applicazione retroattiva della normativa (art.17 d.lgs. n. 22 del 1997 e regolamento D.M. 25 ottobre 1999, n. 471). L’inquinamento dà luogo ad una situazione di carattere permanente che perdura fino alla rimozione delle cause. Sono, infatti, gli effetti dell’inquinamento che permangono nel fluire del tempo ad essere sanzionati e pertanto, solo il responsabile può, attraverso la bonifica, farli cessare.
Il Comune di Rho, così come la legge dispone, si rivarrà quindi sulla Edison delle spese sostenute per il progetto degli interventi di messa in sicurezza e del risanamento dell’area contaminata.
Gianmarco Sadutto
(23 giugno 2014)
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