Strategia energetica nazionale
Il Governo intende sfruttare i nostri giacimenti di petrolio e gas
Con il decreto "sblocca Italia" si toglie alle regioni il potere di veto sulla ricerca e sulle trivellazioni.
I nodi della politica energetica italiana in passato non sono mai stati sciolti; se ne parla poco, ma in Italia il petrolio ed il gas ci sono, ed anche in abbondanza, come ha rivelato Luigi Grassia su La Stampa. Fino ad oggi, però, non solo c’era praticamente un generalizzato divieto di estrarlo, ma perfino di cercarlo.
In pratica, è sempre prevalsa la linea del “timore delle conseguenze ambientali che l’estrazione comporta”.
Matteo Renzi, tuttavia, la pensa diversamente ed ha dichiarato che “se c’è il petrolio in Basilicata sarebbe assurdo rinunciarvi”. Detto fatto : infatti, nel decreto “sblocca Italia” si supera il divieto di estrazione, togliendo di fatto alle regioni il potere di vero sulla ricerca e sulla trivellazione di petrolio e di metano.
Il Governo punta a raddoppiare entro il 2020 le estrazioni di idrocarburi in Italia, arrivando -come riportato dal quotidiano torinese- ad estrarre fino a 24 milioni di barili all’anno, con investimenti di 15 miliardi, 25.000 posti di lavoro ed un conseguente e consistente risparmio della spesa energetica del Paese (si parla di 5 miliardi). Senza contare l’aumento delle entrate fiscali, ipotizzato in almeno 1 miliardo di euro.
Legambiente ha chiesto formalmente, su questo specifico punto, una modifica del decreto, insistendo sui rischi dei danni ambientali; sulla stessa linea il geologo Mario Tozzi; ma Matteo Renzi ha assicurato che saranno presi tutti gli accorgimenti necessari per evitare rischi di danni all’ambiente.
Il Premier è deciso a prevenire con decisione la grave situazione di crisi in cui si potrebbe trovare il Paese a seguito del caos in Libia e delle tensioni fra la Russia e l’Ucraina, che potrebbero portare ad una penuria delle nostre riserve e ad un pesante innalzamento della bolletta energetica nazionale.
Del resto, la strategia adottata per anni di differenziare le nostre aree di approvvigionamento è stata messa in crisi proprio dallo scoppio dei conflitti e dalle crisi geopolitiche nei territori da cui provenivano la gran parte delle nostre forniture.
A fronte di tutta questa serie di problematiche, il Governo Renzi ha deciso di fare quello che nessun Esecutivo ha mai avuto il coraggio di fare e sembra più che mai deciso a sfruttare i giacimenti della Basilicata; ma, a quanto pare, sarebbe anche intenzionato a sfruttare il petrolio ed il gas che da Novara, scendendo lungo l’Appennino, arriva in Calabria ed in Sicilia; così come quello che si trova nel Mare Adriatico e che la Croazia ha già deciso di estrarre.
Sempre sul piano delle risposte concrete alle crisi geopolitiche, va segnalata anche la notizia fornita dal Premier secondo la quale il 20 di settembre sarà a Baku per formalizzare il “via libera” al c.d. Tap, cioè l’opera che porterà in Puglia il gas dell’Azerbaijan.
Infatti, la Commissione Via del Ministero dell’Ambiente ha dato il suo “o.k.” alla costruzione del gasdotto (con alcune prescrizioni “top secret”), nonostante l’opposizione dei comitati ambientalisti, dell’amministrazione comunale di Melendugno e delle stessa regione Puglia, che ha bocciato il progetto per due volte.
Dopo i provvedimenti di competenza del Ministero dell’Ambiente e di quello dei Beni Culturali, la pratica dovrebbe arrivare al Ministero dello Sviluppo Economico, per l’eventuale autorizzazione definitiva, al termine della conferenza di servizi con vari enti. Ne dà notizia Repubblica.it.
Se tutto dovesse procedere senza intoppi, si prevede che l’infrastruttura potrebbe entrare in funzione a pieno regime fra circa 6 anni.
Moreno Morando
(2 settembre 2014)
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