Patronati
Banche dati pubbliche: sì all'accesso del collaboratore volontario
I nuovi sistemi telematici nei rapporti con e da parte della Pubblica Amministrazione nella sentenza del TAR Friuli Venezia Giulia.
Il servizio ispettivo del Ministero del lavoro ha ritenuto non conforme alla normativa vigente la circostanza che i collaboratori volontari di un certo Patronato avessero il possesso delle password di accesso ai sistemi informatici di INPS e INPDAP e in alcuni casi anche del Ministero dell’Interno, in violazione delle convenzioni predisposte dal Ministero stesso. Veniva quindi redatto verbale di accertamento dell’infrazione avverso il quale il Patronato ha proposto ricorso al TAR Friuli Venezia Giulia.
La questione sottoposta così ai giudici amministrativi riguarda la legittimità dell’accesso, consentito tramite apposite password, da parte dei collaboratori volontari di un patronato ad alcune banche dati pubbliche.
Il TAR friulano con sentenza n. 523 del 24 novembre 2015 ha accolto il gravame ed annullato il verbale.
Il Collegio, in via preliminare, ha mostrato di condividere la distinzione, sulla quale ha insistito il resistente ministero, tra operatore dipendente dall’Istituto di patronato, il quale è responsabile anche verso l’esterno e a cui spetta firmare gli atti del patronato stesso, e le attività di collaboratore, che può solo operare nell’ambito dell’informazione, istruzione, raccolta e consegna delle pratiche.
Orbene, dopo l’introduzione di sistemi informatici nell’ambito sia della Pubblica amministrazione sia di organismi ausiliari riconosciuti quali i patronati, dopo l’introduzione sulla base del D.L.vo n. 82 del 2005 della digitalizzazione dell’Amministrazione, nonché dopo la L. n. 122 del 2010 che ha stabilito l’utilizzo esclusivo dei sistemi telematici nei rapporti con e da parte della Pubblica amministrazione eliminando ogni modalità cartacea, il TAR ha ritenuto di interpretare anche la normativa sui patronati, e in particolare l’art. 6 della L.n. 152 del 2001, nell’ottica del nuovo quadro normativo.
Orbene, tra le funzioni spettanti ai collaboratori rientrano pacificamente quelle di istruzione delle pratiche. Tale aspetto, che si può identificare con l’acquisizione di documentazione e l’accesso ai dati, implica per sua stessa natura l’accesso alle banche dati pubbliche, che equivale nell’attuale situazione all’accesso ai documenti cartacei nel precedente sistema.
Fermo restando quindi che spetta solo all’operatore la stesura e la validazione finale di ogni tipo di documento, oltre che la responsabilità dei suoi contenuti, il TAR friulano ha affermato che “non si vede per quale ragione un collaboratore volontario non possa accedere alle banche dati per acquisire informazioni e dati, istruire la pratica e predisporre un testo che naturalmente non può che essere valorizzato e utilizzato dall’operatore responsabile”.
Quanto poi alla consegna del documento finale redatto dal patronato essa può avvenire ad opera del collaboratore anche utilizzando la via informatica e naturalmente anche in tal caso sotto la responsabilità dell’operatore cui va imputata la redazione del documento stesso.
In definitiva, attualizzando e “traducendo” il testo della L n. 152 del 2001 nell’ambito della digitalizzazione della Pubblica amministrazione, l’accesso alle banche dati da parte dei collaboratori risulta non solo facoltativo ma necessitato, onde consentire la loro limitata ma fattuale collaborazione con gli operatori del patronato, nell’ambito dell’istruzione della pratica.
Rodolfo Murra
(2 dicembre 2015)
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