Tecnologia e lavoro
Il lavoro non va mai in ferie
Commissionata recentemente una ricerca del sito LastMinute.com. sul lavoro. Il telefono squilla anche in vacanza! Digli di smettere.
In una recente ricerca, commissionata dal sito on line di viaggi "Lastminute.com" in collaborazione con lo studioso neuro-psicologo David Lewis con la Mind Lab e con interviste curate dalla società OnePoll, e' risultato che nove italiani su dieci, corrispondenti all'87% del totale del campione intervistato, di cui 1000 per l'Italia e 6500 per l'intera europa, dichiara di aver ricevuto "telefonate di lavoro" mentre si trovavano in vacanza, nel 67% dei casi contattati dal capo, nel 69% da colleghi, e nel 9% da propri dipendenti.
Di queste "call" tre su cinque sono state considerate, dagli intervistati, non necessarie o del tutto inutili. Il dettaglio risulta, al riguardo, di particolare interesse, nonché chiarificatore. Da esso emerge che il 27% delle chiamate vengono fatte per chiedere ad esempio l'ubicazione di un documento; il 21% si fa per condividere un'aggiornamento di un progetto, il 17% per richiedere una password dimenticata, ovvero il funzionamento dell'aria condizionata, ma anche con quale frequenza annaffiare le piante ornamentali o come cambiare una lampadiana e varie altre amenità del tutto non necessarie. Infine, cosa ovviamente più antipatica e fastidiosa, il 14% di telefonate vengono fatte per richiedere se si è disponibili a tornare prima dalle vacanze.
L'altro aspetto indagato riguarda le ragioni per le quali, pur trovandosi in ferie e/o vacanze, le persone sono spinte a rispondere ad una telefonata dall'ufficio. Ebbene, più della metà degli intervistati, precisamente il 52%, ha dichiarato di aver risposto al cellulare perché si sente responsabile anche quando è via, mentre l'11% ha dichiarato di rispondere al telefono semplicemente perché innamorato del proprio lavoro e felice per essersi reso disponibile anche in vacanza. Infine, il 9% dichiara di aver ceduto alla chiamata in quanto non sapeva chi stesse chiamando.
Oltre le chiamate oggi sono certamente invasivi anche gli altri strumenti tecnologici e le loro varianti. Solo per citarne alcuni si viene contattati da capi e colleghi tramite mail con una frequenza del 39%, con whatsApp per il 26%, con skype 8%, e persino con la chat di Facebook per il 7%. Lo stesso strumento quale e' il classico e obsoleto sms viene usato con una frequenza ancora molto rilevante, pari al 41% dei casi.
Il campione predisposto, di 6.500 utenti, ha riguardato, per esigenze di opportuna comparazione internazionale, 2000 inglesi, 1000 italiani ,1000 francesi, 1000 tedeschi, 1000 spagnoli, e 500 irlandesi.
Come detto sopra la percentuale più alta di contatti telefonici, che avvengono per motivi lavorativi, ha riguardato con l'87% dei casi oltre che il campione degli italiani anche il campione degli spagnoli; a seguire, con notevole distanza, gli inglesi con il 67% dei casi, mentre i tedeschi intervistati che hanno dichiarato questo "disturbo" e' risultato essere il 62% dei casi.
La questione merita, quindi, una particolare attenzione. A livello europeo Francia e Germania si sono mostrate nazioni particolarmente sensibili al problema della pervasività lavorativa, anche fuori dall'orario di lavoro. Al riguardo un recente accordo sindacale in Francia ha previsto di concedere al personale informatico delle società, il diritto di "scollegarsi" e non ricevere chiamate o messaggi dopo la fine del proprio turno lavorativo.
In Germania, due grandi grandi aziende: la Deutsche Telekom e la BMW, hanno sottoscritto interessanti accordi per i quali nella prima società non si è costretti a leggere la posta elettronica dopo aver lasciato il posto di lavoro; nella BMW viene invece considerato orario di lavoro "retribuito" anche quello passato fuori azienda a lavorare con il portatile o smartphone o anche mandando o ricevendo mail, sms, o messaggi Twitter.
In definitiva la ricerca evidenzia, tra l'altro, lo stress procurato anche da una semplice telefonata o mail che gli studiosi/ricercatori hanno ritenuto paragonabile e superiore rispetto allo stress accumulato per un litigio con un familiare o un ingorgo stradale.
Per concludere, lavorare sì, riposarsi pure, ma con un occhio sempre attento al proprio benessere psico-fisico che sicuramente risulta essere una variabile indipendente tra soggetto e soggetto e pertanto diversamente sopportabile e quantificabile nei suoi valori ottimali. Staccare la spina durante i periodi di ferie e/o riposo, anche se appare sempre meno frequente, di sicuro ci permette un migliore recupero delle energie psico-fisiche che durante un lungo periodo di attività lavorativa vengono indubitatamente intaccate, procurando conseguentemente un miglioramento degli stimoli e delle performance alla ripresa dei nostri cicli lavorativi.
Stefano Olivieri Pennesi
(31 agosto 2014)
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