Istat
In cinque anni persi in Italia, Spagna, Grecia e Portogallo, oltre 6milioni di occupati
L'Europa meridionale e gli effetti della crisi. In Germania l'occupazione è aumentata di un milione e 909mila
In Italia, Spagna, Grecia e Portogallo si sono persi nel quinquennio 2008/2013, 6 milioni 122 mila occupati, con un calo percentuale dell’11,5 per cento (valore quattro volte superiore alla media europea 2,6%). In questi stessi paesi e in Croazia e in Irlanda si osservano anche le riduzioni più rilevanti del tasso di occupazione.
Il rapporto annuale dell'Istat conferma ciò che ogni cittadino avverte e sente: il mercato del lavoro dell’Unione europea è stato fortemente colpito dalla crisi economica. Dal 2008 al 2013 il numero degli occupati si è, infatti, ridotto di poco meno di 5,9 milioni (-2,6 per cento) giungendo a circa 217 milioni nella Ue28. Si tratta – scrive l'Istat - di un trend discendente quasi ininterrotto, se si esclude la timida ripresa del 2011. Un risultato ancor più negativo si osserva per i 18 paesi dell’area euro, con una riduzione del numero di occupati del 3,5 per cento nei cinque anni considerati. Il tasso di occupazione tra 15 e 64 anni è diminuito nel quinquennio di 1,6 punti percentuali, attestandosi, per l’Ue28, al 64,1 per cento e nell’area euro al 63,5 per cento, con un calo di 2,4 punti.
CONTROTENDENZA Per l'Istituto di statistica italiano, il numero di paesi che complessivamente registra un aumento dell’occupazione tra il 2008 e il 2013 è ridotto. Tra questi spicca la Germania dove l’occupazione, dopo una leggera flessione nel 2009, ha ricominciato a crescere vigorosamente sino a far misurare tra il 2008 e il 2013 un aumento di oltre 1 milione 909 mila occupati e di 3,2 punti nel tasso di occupazione, attestandosi nel 2013 al 73,3 per cento, circa 9 punti sopra la media Ue28. Crescite maggiori di un punto percentuale si registrano anche a Malta, nel Lussemburgo, in Ungheria e nella Repubblica Ceca.
IN ITALIA Nel 2013, l’occupazione è diminuita di 984 mila unità rispetto al 2008, (-973 mila uomini e -11 mila donne), facendo registrare una flessione pari al 4,2 per cento. Il tasso di occupazione scende al 55,6 nel 2013, dal 58,7 per cento del 2008. Nelle regioni del Mezzogiorno, in seguito al calo di 583 mila occupati registrato nel quinquennio della crisi (-9,0 per cento), il tasso di occupazione scende al 42,0 per cento, a fronte del 64,2 per cento delle regioni settentrionali e del 59,9 per cento di quelle del Centro. Inoltre, il calo dell’occupazione nel Mezzogiorno è iniziato prima, è stato più intenso durante tutto il periodo della crisi e si è accentuato nell’ultimo anno rispetto al Nord.
Giuseppe Bianchi
(3 giugno 2014)
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