Social Network
L'esperimento sugli utenti di Facebook finanziato dal Dipartimento della Difesa USA
Nuove rivelazioni sul test del 2012 nel corso del quale Facebook ha manipolato gli account di circa 700.000 utenti a livello globale. Spunta la mano dell'esercito USA.
Nuove inquietanti rivelazioni in merito test effettuato su circa 700.000 utenti di Facebook nel 2012 e di cui si è venuti a conoscenza solo grazie alla pubblicazione dello studio da parte della Cornell University e della University of California. In un comunicato stampa rilasciato inizialmente dalla Cornell University è stato infatti precisato che: "lo studio è stato finanziato in parte dalla James S. McDonnell Foundation e dall'Ufficio di Ricerca dell'Esercito".
Successivamente il comunicato è stato corretto, specificando che lo studio non sarebbe stato finanziato dall'Esercito statunitense. Difficile credere al comunicato rivisitato, specialmente se si tiene conto che Jeffrey Hancock, Professor of Communication and Information Science presso la Cornell University e coautore dello studio, è anche un autorevole collaboratore del Minerva Initiative, un programma di ricerca militare.
Nei suoi recenti studi finanziati dal Dipartimento della Difesa, Hancock ha collaborato, tra l'altro, ad uno studio intitolato: "Modeling Discourse and Social Dynamics in Authoritarian Regimes". Si tratta nello specifico dell'elaborazione di un modello di diffusione di "dinamiche sociali" nei regimi autoritari, in breve un utile sistema di previsione della diffusione di un'idea, di una notizia, di uno "stato d'animo" attraverso i social network. Pensiamo in particolare alle "primavere arabe" e all'intenso uso dei social network per condizionare il crollo dei vari regimi mediorientali. Ma anche all'uso della disinformazione nei conflitti in Libia ed Ucraina, ampiamente coadiuvato dalla diffusione di video ed immagini sui social network.
Di più, nell'ambito del Minerva Initiative viene finanziato un altro studio della Cornell University curato sempre dal professor Hancock, dal titolo ancor più inquietante: "Tracking Critical-Mass Outbreaks in Social Contagions" (Tracciare gli sviluppi di crisi di massa nel contagio sociale). Lo studio dunque cercherebbe di sviluppare un modello di "contagio" sociale in caso di ribellioni di massa o rivolte civili. Così veniamo a sapere che gli stessi ricercatori che hanno ricevuto il supporto attivo di Facebook per manipolare gli aggiornamenti di stato dei profili di 700.000 utenti nel mondo, stanno studiando attivamente metodi di condizionamento e di sviluppo di rivolte civili per conto dell'esercito USA.
Siamo ben oltre la violazione della privacy degli utenti dei social network. Appare così sempre più chiaro che oltre ad essere delle potenti macchine pubblicitarie che macinano miliardi di dollari, i social network, grazie al loro accesso ai dati quotidianamente aggiornati di milioni di esseri umani, costituiscono un agile strumento di studio delle masse e dei loro comportamenti al fine, naturalmente, di condizionarli con sempre maggiore efficacia.
Francesco Colafemmina
(2 luglio 2014)
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