Terzo Settore
Rivoluzione nel Volontariato: la Riforma coinvolge cinque milioni di persone
Il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera ad una riforma snella, di soli sette articoli, che ridisegna completamente i compiti e le modalita' operative del Terzo Settore in Italia
Nella consueta conferenza stampa organizzata dopo la riunione del Consiglio dei Ministri, il Premier ha dichiarato, prima di tutto, la sua grande soddisfazione per l’accordo raggiunto nella Commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama sulla riforma del Titolo V della Costituzione e su quella del Senato “non elettivo”.
Matteo Renzi ha detto di non avere “preoccupazioni per il voto dell’Aula”. Quanto ai risultati della riunione dell’Esecutivo, ha annunciato che nei tempi programmati la Riforma della P.A. andrà a regime, consentendo -tra le altre cose- “la consegna a domicilio dei certificati, senza costringere i cittadini a fare file interminabili”.
Il punto centrale della riunione del CdM, tuttavia, è stata l’approvazione della Delega al Governo per la Riforma del Terzo Settore e la disciplina del Servizio Civile nazionale ed universale, dopo una consultazione con le associazioni del settore sulle linee guida che erano state annunciate al “salone del Volontariato Italiano”.
E’ una riforma che coinvolge ben cinque milioni di persone -che nelle intenzioni dell’Esecutivo dovrebbe entrare in vigore nel 2015- e che si pone come obiettivo la semplificazione della legislazione vigente in materia, al momento alquanto farraginosa ed improduttiva, rispetto ai fini che si era prefisso il Legislatore.
Il ddl contiene una serie di interventi su vari fronti, che saranno affidati a decreti legislativi che dovranno essere adottati dal Governo nei sei mesi successivi all’entrata in vigore della norma.
Le imprese sociali potranno ripartire gli utili, nei limiti che saranno specificamente indicati, e saranno autorizzate a raccogliere fondi su internet, riformando quasi tutta la disciplina contenuta del d.lgs. 155/2006, che non ha consentito il raggiungimento degli scopi prefissati, tanto è vero che sono nate solo 852 imprese sociali, a causa di tutta una serie di vincoli, come -appunto- il mancato riconoscimento di incentivi fiscali ed il divieto di distribuire utili ed avanzi di gestione.
Il ddl di riforma è un provvedimento snello, di soli sette articoli, che ridisegna completamente i compiti ed i modelli operativi del Terzo Settore in Italia, ampliandone i campi di attività e superando i limiti sopra accennati.
Si punta anche alla diffusione di “titoli di solidarietà”, i c.d. “social bond”, cioè quei titoli a rendimento garantito con una quota riservata a soggetti del Terzo Settore.
Viene riformato anche il servizio civile, per il quale si prevede “una programmazione almeno triennale dei contingenti di giovani, anche stranieri”. Nei programmi ci saranno esperienze all’estero (anche fuori UE) ed il servizio “farà curriculum, sia nel percorso istruzione che in ambito lavorativo”.
Diventerà permanente il meccanismo del cinque per mille (ora finanziato ogni anno nella Legge di Stabilità) e cambierà la fiscalità. Si pensa anche di assegnare gli immobili inutilizzati o confiscati alla criminalità organizzata agli enti del Terzo Settore, con modalità da approfondire.
Sarà, infine, istituito il registro unico di settore, per favorire la massima trasparenza e la “piena conoscibilità” del terzo Settore su tutto il territorio nazionale.
Moreno Morando
(11 luglio 2014)
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