Pubblica Amministrazione
Il Terzo settore diventa il primo
Avviata consultazione pubblica con i portatori di interesse del terzo settore, per avere contributi su ipotesi di riforma
Avviata dal Governo, all'attenzione delle "imprese sociali", una proposta di linee guida sulla quale esprimere pareri, entro 30 giorni. Ancora una volta, quindi, questo governo sceglie la strada, sempre più ricorrente di consultazione pubblica con i soggetti e portatori di interessi investiti da iniziative specifiche di riforma, indirizzo email da utilizzare e' terzosettorelavoltabuona@lavoro.gov.it
L'idea è quella di riformare il terzo settore attivando lo strumento di disegno di legge delega che dovrebbe vedere la luce, in Consiglio dei Ministri, la fine del prossimo mese di giugno.
Prioritaria e' la scelta di rafforzare i diritti di cittadinanza per mezzo di cooperazioni concrete tra organizzazioni no profit e Stato Regioni Comuni, per operare in modo nuovo e sinergico, in ambito solidaristico, con il fine di migliorare l'esistenza degli uomini in carne ed ossa.
Attualmente il cosiddetto no profit si dipana, in maniera promiscua, tra volontariato, associazionismo di protezione sociale, impresa sociale non lucrativa, cooperazione sociale, ecc. in questo non facilita la crescita incontrollata di enti e organismi pubblici operanti nel terzo settore.
La trasparenza non sempre regna nell'universo del "sociale" anche e soprattutto per gli aspetti legati alla gestione economica.
Di pari passo si muove l'idea riformatrice dell'istituzione di un "servizio civile nazionale universale" avente durata di almeno otto mesi e per un contingente massimo di 100 mila giovani per ogni annualità, da impegnarsi nel terzo settore. Periodo valevole magari per acquisire crediti formativi universitari, ovvero assimilabili a tirocini professionalizzanti, da poter svolgere in parte all'estero, anche finalizzati al miglioramento delle competenze linguistiche e altro.
Infine migliorare e diffondere l'utilizzo dei voucher o "buoni sociali" con cui pagare i giovani impegnati nei servizi di "protezione sociale".
Da ultimo, ancora, prevedere convenzioni per l'uso di immobili pubblici inutilizzati ovvero beni confiscati alle mafie, da stipularsi con le imprese no profit.
in chiusura... avanti sociale!
Stefano Olivieri Pennesi
(20 maggio 2014)
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