Il Premier risponde alle critiche
Renzi: "mi interessa solo ridurre la disoccupazione"
Da Detroit, dove ha incassato il sostegno di Sergio Marchionne, si é chiesto "se il reintegro é un obbligo costituzionale, per quale motivo non vale per tutti?"
“Molti nemici molto onore”, è una frase ripresa e rivisitata da Benito Mussolini; ma scommetto che a Renzi piacerebbe di più l’accostamento con l’autore del testo originale, quel “tanti nemici tanto onore” che Giulio Cesare scrisse nel “De Bello Gallico”, riferendosi alle fasi precedenti la battaglia, poi vinta, contro le forze preponderanti dei galli di Vercingetorige.
E che il nostro Capo del Governo, di nemici, ne abbia parecchi non c’è proprio dubbio. Lasciamo stare le opposizioni parlamentari (M5S, Lega, Sel e Fratelli d’Italia), che fanno solo il loro dovere; ma ai problemi con la minoranza del partito sulla questione del Jobs act, si è aggiunta ieri anche l’uscita inaspettata del segretario della CEI, il vescovo Galantino, che -sulla situazione complessiva del Paese- ha perentoriamente affermato: “basta slogan, ora bisogna ridisegnare l’agenda”.
Naturalmente, non si può parlare proprio di “nemici”, soprattutto nel caso delle frasi del segretario della Conferenza Episcopale Italiana. Tuttavia, se parliamo di Della Valle, il patron della Tod’s, il termine non è del tutto fuori luogo, tale è il livore crescente che l’imprenditore proprietario della Fiorentina dimostra nei confronti del Presidente del Consiglio, di cui fino a pochi mesi fa si dimostrava un grande sostenitore.
“Renzi non può parlare di lavoro, perché non ha mai lavorato”, ha affermato Della Valle. Affermazione in verità un po’ strana, perché una buona parte dei leader politici italiani, ancora adesso, non hanno mai svolto una vera e propria professione, nel senso che intende ”mister Tod’s”. Peraltro, la stessa cosa avrebbe potuto dire anche di Clemente Mastella, che fino a pochi anni fa -ora non ci è dato sapere- era un suo buonissimo amico, tanto da ospitarlo spesso sul suo yacht. “Colmo dei colmi”, oltretutto, Il suo amico Mastella ha rivestito anche la carica di Ministro del Lavoro!
Matteo Renzi, comunque, non sembra affatto impressionato da questa specie di fuoco di sbarramento, aumentato considerevolmente dopo la sua partenza per gli Stati Uniti, secondo una bizzarra usanza della politica italiana, che in passato ha interessato sia Berlusconi, poi Prodi, Monti ed anche Enrico Letta.
Nella sua ultima giornata della visita negli Stati Uniti, Matteo Renzi ha visitato gli stabilimenti della Fiat-Chrysler e nella conferenza stampa congiunta, a Detroit, con l’amministratore delegato di FCA Sergio Marchionne, ha parlato a lungo della situazione politica italiana. Sulle dichiarazioni di Mons. Galantino si è limitato ad un diplomatico “io rispetto tutte le opinioni”.
Quanto ai rapporti con la minoranza interna del PD, ha escluso spaccature sulla riforma del mercato del lavoro, “non vedo questo rischio”, ha affermato. “Ci attrezzeremo nelle prossime ore a presentare un progetto organico, non di un solo articolo, ma del mondo del lavoro per i prossimi 20 anni”.
Il Premier ha quindi aggiunto: “non sono interessato alla discussione sulle correnti politiche, ma a ridurre la disoccupazione”. Tuttavia, parlando dell’art. 18 non ha rinunciato a tenere fermo il punto principale del suo progetto: “se il reintegro è un obbligo costituzionale (ndr : sono affermazioni di esponenti sindacali e della minoranza PD) perché c’è per quelle aziende sopra i 15 dipendenti e non per tutti? Se è una scelta politica, è la scelta migliore per il sistema italiano?”.
Il Presidente del Consiglio ha continuato sullo stesso tema chiedendosi “è una scelta che assicura la riduzione della disoccupazione? E’ una scelta che garantisce i diritti? Perché qualcuno ha diritti di serie A -se sta in un’azienda di 15 dipendenti- e di serie B se i dipendenti sono 14?”.
Il Premier ha evidenziato che lunedì, in Direzione PD, verrà proposto un sistema organico, collegato con la Legge di Stabilità, per il semplice fatto che “c’è necessità di mettere dei denari su alcuni istituti, in particolar modo su quelli legati agli ammortizzatori sociali”, riferendosi, evidentemente, alle eccezioni sollevate sotto questo profilo da esponenti della minoranza interna, come Stefano Fassina.
Infine, rispondendo ad una domanda sul modello statunitense in materia di lavoro, ha precisato che non esiste un sistema valido per tutti i Paesi. “Loro hanno una disoccupazione al 6,1%, rispetto al nostro 12,6%; ma non farei cambio con il sistema americano di welfare”.
In sostanza, Matteo Renzi procede sempre più convinto sulla strada tracciata, per nulla impressionato dalle critiche che gli piovono addosso, sempre più numerose, anche dalle grandi testate giornalistiche nazionali, come quelle pesantissime di Ferruccio De Bortoli sul corsera, di cui abbiamo riferito.
Il passaggio più delicato per Renzi sarà l’esame dell’Aula, perché nella Direzione del partito dispone di una maggioranza schiacciante. Staremo a vedere se avrà bisogno di chiedere il sostegno di Berlusconi o se, al contrario, riuscirà a ricompattare il partito e a tenere unita la maggioranza di Governo.
Moreno Morando
(27 settembre 2014)
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