Volontariato
Una stazione per amico
Avviato il progetto per riqualificare le stazioni ferroviarie in disuso.
All'interno dell'attività di riforma del terzo settore, voluta dal Governo, sicuramente potrebbe prendere posto una iniziativa collaterale, ma altamente significativa, riguardante la riqualificazione e conseguente utilizzazione delle stazioni disseminate sull'intero territorio nazionale, che vengono comunemente individuate con un termine poco percettibile quale è "stazioni impresenziate".
Tale realtà, che si è andata maggiormente incrementando, e' legata soprattutto alle scelte attuate dalle nostre Ferrovie, di politica dei trasporti, che ha visto sempre più orientare i finanziamenti infrastrutturali, verso le direttive dell'Alta velocità, dove le dorsali viarie su ferro producono maggiori utili legati, appunto, alla densità di utenza di persone e merci.
Ovviamente, tale scelta ha fatto si che anche in conseguenza alla necessità di ridurre i costi, per la gestione proficua della "rete", tutto quello che era comprimibile come soppressione tratte ferroviarie, riduzione personale di terra, capistazione, attrezzature di materiale rotabile, di maestranze operaie, di gestione immobili, e' stato effettivamente soppresso.
Il nostro Paese, appunto, morfologicamente frastagliato e variegato, ha visto nascere nel tempo, nel periodo Borbonico, per le zone del mezzogiorno e in periodo Sabaudo e Austro-Ungarico per i territori del settentrione e successivamente nei periodi postbellici, una notevole quantità di tratte ferroviarie e relative stazioni, disseminate lungo la dorsale appenninica, le isole della Sardegna e Sicilia, le valli alpine e prealpine, ecc.
Di tutto ciò si ha traccia odierna nella moltitudine di "stazioni fantasma" dove la presenza di viaggiatori, di personale, di vita, e' diventato un lontano ricordo. Magazzini sale di attesa, biglietterie, uffici, appartamenti, sono un patrimonio inutilizzato, che non possiamo permetterci.
Sono stati censiti, dalle Ferrovie dello Stato, 1443 edifici in stato di completo abbandono, per quasi 250.000 metri quadrati di superficie calpestabile. Le Ferrovie, appunto, stanno cercando di governare tale patrimonio promuovendo, per mezzo di convenzioni, l'affidamento gratuito, o quasi, ad associazioni e privati, di detti beni, con l'impegno di questi ultimi alla necessaria riqualificazione. Il programma viene denominato "VestiStazione"
Tale idea sta funzionando, le vecchie stazioni stanno prendendo vita, luoghi che cambiano volto, ospitando e diventando posti di aggregazione sociale e culturale. In questi spazi e' possibile ospitare poveri, indigenti, disabili, senza fissa dimora, italiani o stranieri. E' possibile organizzare iniziative di solidarietà, corsi di formazione, di lingue, di musica. E'inoltre possibile utilizzarli anche come centri di raccordo per coordinare soccorsi in situazioni di emergenza, alluvioni, terremoti, frane, ecc. Ma anche allestire spazi culturali per mostre biblioteche e altro.
Tutto ciò può e deve essere il supporto pubblico che viene offerto al mondo del Volontariato, che nelle sue varie declinazioni rappresenta una indubbia eccellenza del nostro Paese.
In tal senso si sta muovendo altresì il progetto "Volontariato in stazione" nato con l'accordo tra Ferrovie dello Stato e il Coordinamento Nazionale dei Centri di servizio per il Volontariato (Csvnet) che appunto prevede, come sopra delineato, l'assegnazione dei locali di proprietà delle Ferrovie in comodato gratuito, ad Associazioni del territorio impegnate in progetti innovativi di sviluppo sociale.
Gli stessi enti locali vengono chiamati a svolgere la loro parte collaborando per la riuscita e diffusione di tali progetti che possono, al contempo, rappresentare occasioni di impresa sociale e non, con evidenti ricadute, anche di natura occupazionale, di cui grandemente abbiamo bisogno.
Stefano Olivieri Pennesi
(5 agosto 2014)
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