CORTE DEI CONTI
Il brigadiere che gioca a fare il narcotrafficante
Accettava denaro per facilitare l'importazione di cocaina da Santo Domingo. Dopo la condanna penale, arriva anche la condanna dei giudici contabili a risarcire il danno erariale e il danno all'immagine provocati.
Probabilmente passava le sere sul divano a guardare film sul narcotraffico. Nel mentre, sgranocchiando qualche salatino, s’immaginava come Tony Montana in Scarface oppure come George Jung in Blow. In fondo nei film le cose sembrano così semplici da fare, perché non provarci!
Peccato, però, che il brigadiere della Guardia di Finanza non aveva fatto i conti con la Procura della Repubblica. Il finanziere, in concorso con altri soggetti, aveva accettato a titolo di corruzione la somma di € 100.000,00 per favorire, anche reclutando altri correi da corrompere, l’importazione illegittima, da Santo Domingo di circa 100 kg di cocaina. Questa veniva occultata in casse di legno con doppio fondo, sottraendole ai controlli doganali di legge “al varco di uscita” presso l’aeroporto di Malpensa, ove il brigadiere lavorava, sostituendole in sede di “operazioni di spunta” con casse di identica forma ma prive di droga all’interno. I fatti, così come descritti, sono stati ben accertati dalla sentenza del Tribunale di Busto Arsizio, confermata in appello e passata in giudicato nel dicembre 2012.
Gli elementi erano incontestabili: l’informativa della Guardia di Finanza, le chiarissime intercettazioni telefoniche e ambientali, i risultati dei pedinamenti e delle osservazioni, la relazione del finanziere, collega del brigadiere, che era stato invogliato, in cambio di denaro, a collaborare all’operazione illecita; tutto era servito agli inquirenti ad incastrare il brigadiere che giocava a fare il narcotrafficante.
La condotta dolosa aveva arrecato, inoltre, un danno da distrazione delle energie lavorative (per 5 mesi), destinate ad incombenze d’ufficio, con parziale sottrazione della retribuzione percepita in tale arco di tempo, con conseguente danno erariale pari ad € 3.038,35. Altresì, il comportamento illecito arrecava un danno all’immagine della Guardia di Finanza (quantificabile ex art. 1226 c.c. ed ex art. 1, co. 62, Legge n. 190 del 2012), in € 70.000, pari al doppio della tangente percepita a titolo di corruzione.
La Corte dei conti, sez. giuris. per la Lombardia, con la sentenza n. 154 del 2014, ha accertato le voci di danno contestate dalla Procura erariale.
Evidente, è apparso ai giudici contabili, il danno relativo alla distrazione per organizzare tale illecita operazione, quantificata, alla luce degli atti di causa, ad un importo di € 1.519,17.
Allo stesso modo è ritenuto fondato, ma non correttamente quantificato dalla Procura, il danno all’immagine sofferto dalla Guardia di Finanza. “La qualificazione in termini di corruzione della fattispecie delittuosa di cui è stato protagonista in sede penale il brigadiere, rende palesemente vagliabile” il danno all’immagine. Il predetto art.1, co.1-sexies, l. n. 20 prevede che “Nel giudizio di responsabilità, l'entità del danno all'immagine della pubblica amministrazione derivante dalla commissione di un reato contro la stessa pubblica amministrazione accertato con sentenza passata in giudicato si presume, salva prova contraria, pari al doppio della somma di denaro o del valore patrimoniale di altra utilità illecitamente percepita dal dipendente”. La norma rappresenta un ragionevole criterio di valutazione del danno all’immagine. Gli indici sintomatici che rendono giustificabile il danno sono provati dai numerosi risvolti mediatici della vicenda, dalla peculiare qualifica del convenuto e dalla oggettiva gravità dei fatti. Pertanto,vanno quantificati in € 9.000,00.
Il finanziere va conclusivamente condannato al pagamento a favore della Guardia di Finanza della somma di € 10.519,17 per le due voci di danno, ed inoltre, alle spese di giudizio.
Non immaginava che il film terminasse in questo modo: il gioco gli è costato caro!
Gianmarco Sadutto
(23 luglio 2014)
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