Spending review
Cottarelli se ne va puntando il dito contro i "grandi burocrati"
Prima di tornare al Fondo Monetario Internazionale, il Commissario ha denunciato di aver trovato le piu' grandi resistenze nei capi di Gabinetto e degli uffici legislativi.
Fra pochi giorni il Commissario alla spending review Carlo Cottarelli lascerà il suo incarico e tornerà a Washington a lavorare per il Fondo Monetario Internazionale. Nominato da Enrico Letta, non c’è mai stato un grandissimo feeling con l’attuale Premier, che non ha mai dimostrato di apprezzare molto l’autonomia di cui godono esperti e tecnici che lavorano per la pubblica amministrazione. Renzi è da sempre per il “primato della Politica”, in tutti i campi, e lo ha detto chiaramente anche a Cottarelli e in diverse occasioni.
Il Commissario alla spending review non ha mai rilasciato dichiarazioni polemiche, ma ora -a due settimane dalla fine del suo mandato- qualche sassolino dalla scarpa pare che se lo voglia proprio togliere. Intervistato dal Corriere della Sera, Cottarelli, in primo luogo ha riconosciuto che la manovra del Governo Renzi da 36 miliardi “è una legge molto coraggiosa. Non so se io avrei avuto questo coraggio”.
Secondo il tecnico dell’FMI “prestato” al Governo italiano, la Legge di Stabilità varata dal Governo Renzi va nella giusta direzione “anche se non conosco tutti i dettagli. Penso che l’Italia abbia bisogno di questo. Non di un’ulteriore stretta fiscale”.
Detto questo, Cottarelli poi passa “ai sassolini” che ha nelle scarpe da qualche mese, accennando alle difficoltà incontrate nello svolgimento dell’incarico di responsabile della spending review. Il Commissario ha rivelato di aver incontrato le maggiori resistenze nel “sistema dei capi di gabinetto. Si conoscono tutti tra loro, parlano tutti lo stesso linguaggio. E i capi degli uffici legislativi;” -ha aggiunto Cottarelli- “hanno in mano tutto e scrivono leggi lunghissime, difficilmente leggibili”.
Il Commissario in procinto di ritornare negli Stati Uniti ha evidenziato che “spesso molti documenti non mi venivano dati. Non per cattiva intenzione, ma perché non facevo parte della struttura”.
Comprensibile l’amarezza di Carlo Cottarelli; ma, probabilmente, la sua “denuncia” contro il potere della “grande burocrazia” sarebbe stata più efficace -e credibile- se avesse detto queste cose subito, non alla fine del suo mandato. Magari, qualcuno avrebbe anche potuto intervenire per cambiare in meglio le cose.
Moreno Morando
(17 ottobre 2014)
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