Danno Erariale
Condannato il professore che senza autorizzazione faceva l'ingegnere e l'amministratore di condominio
La Corte dei Conti condanna un docente a risarcire il danno, per tutti i compensi guadagnati senza il consenso dell'Amministrazione. Solo la prescrizione e le ritenute previdenziali gli "addolciscono la pillola".
La Procura erariale, su segnalazione dell’Ufficio Scolastico Regionale, apre le indagini su un docente di un istituto superiore, che svolgeva attività extra istituzionale, retribuita e senza autorizzazione, in violazione della disciplina sull’ “Incompatibilità , cumulo di impieghi e incarichi”, prevista dal legislatore all’art. 53, comma primo, del D.lgs. n. 165/2001.
Il professore, oltre a svolgere gli impegni istituzionali si occupava di due distinte attività: la prima lo vedeva come amministratore di numerosi condomini situati nella Provincia di Pisa; la seconda nell’esercitare la libera professione di ingegnere. Egli svolgeva tali attività per dieci anni in assenza della continua e dovuta autorizzazione da parte dell’Amministrazione, trasgredendo così ai suoi doveri d’ufficio.
Per il personale docente, afferma il legislatore (art. 508 del D.lgs. n. 297/1994) “ è consentito, previa autorizzazione del direttore didattico o del preside, l’esercizio di libere professioni che non siano di pregiudizio all’assolvimento di tutte le attività inerenti alla funzione docente e siano compatibili con l’orario di insegnamento e di servizio”. Tutto ciò tende a garantire il proficuo svolgimento delle mansioni dei pubblici dipendenti, i quali prima devono impegnarsi ad assicurare il buon andamento degli uffici e poi sotto il controllo dell’Amministrazione possono essere autorizzati ad esercitare altre attività professionali.
La Corte dei conti, sez. giurisd. per la Regione Toscana, con la sentenza n. 159/2014 (deposita l’8 settembre 2014) ha ritenuto provato il nesso causale tra la condotta del docente e l’evento dannoso e nel quantificare il danno erariale, non ha tenuto conto della richiesta formulata dalla Procura (circa 250 mila euro).
I giudici toscani hanno ricalcolato la somma al netto delle ritenute previdenziali e sottraendo da questa i compensi percepiti caduti in prescrizione, hanno condannato il professore a risarcire la somma di € 59.200,54.
Gianmarco Sadutto
(12 settembre 2014)
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