Corte dei conti
Falsi invalidi anche nell'Esercito Italiano
Le storie di falsi invalidi, falsi infermi di mente sono all'ordine del giorno. C'è una novità: ora il copione lo recitano uomini in divisa.
“Giuro di essere fedele alla Repubblica Italiana, di osservarne la Costituzione e le leggi e di adempiere, con disciplina ed onore, tutti i doveri del mio stato, per la difesa della Patria e la salvaguardia delle libere istituzioni”, questa la formula del giuramento militare.
Qualcuno, dopo aver letto queste storie potrebbe gridare allo scandalo, ma la realtà è questa: cruda e fastidiosa. I nostri soldati non sono tutti uguali: c’è chi veste la divisa dell’Esercito per rispettare il giuramento e chi invece viene condannato dalla Corte dei conti per simulazione d’infermità, diserzione e truffa militare pluriaggravata.
I giudici contabili della sezione giurisdizionale del Friuli Venezia Giulia hanno depositato, il 18 settembre 2014, due sentenze (n. 68 e 69 del 2014) che posseggono molti tratti in comune.
Due Caporal Maggiori – non certo dei semplici volontari – si sottraevano dolosamente agli obblighi di servizio perché affetti da infermità inesistenti o quantomeno non tali da costituire impedimento allo svolgimento dell’attività lavorativa.
Il primo, invece di andare a lavorare, durante la presunta infermità, usciva di casa, frequentava amici, giocava a calcio e viaggiava anche all’estero. Nel frattempo percepiva, stipendi erogati grazie ai suoi raggiri dall’Amministrazione che subiva in questo modo un danno patrimoniale consistente. Almeno - unica nota positiva - ha avuto il “decoro” di non costituirsi in giudizio per difendersi, confermando implicitamente di non avere alcunché da opporre sui fatti.
Il secondo invece di giorno usciva “allegramente” e di notte lavorava come intrattenitore nei locali.
Le condanne penali mosse nei loro confronti dal Tribunale Militare hanno permesso, grazie a costante giurisprudenza contabile, di riconoscerne la responsabilità anche di fronte all’Erario.
In conclusione e andando per ordine, il Caporal Maggiore “calciatore” è stato condannato a risarcire 52.232,11 euro, il Caporal Maggiore “showman” 21.156,66 euro.
Che dire, queste storie lasciano l’amaro in bocca. L’unica speranza è pensare che siano solo casi isolati.
Gianmarco Sadutto
(21 settembre 2014)
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