Privatizzazioni
Lo Stato pronto a cedere il 5% di Eni ed Enel
Dopo lo stop di Poste Italiane e il flop di Fincantieri, dopo la perdita delle commesse indiane per Finmeccanica, il governo punta su Enel ed Eni. Obiettivo: 5 miliardi di euro entro fine 2014.
Sarà l'autunno la stagione delle privatizzazioni. Questo almeno l'auspicio del ministro Gian Carlo Padoan che non può rinunciare alla cessione di quote di partecipazione dello Stato in colossi come Enel ed Eni per far cassa utile a finanziare le numerose spese fra cui quella per mantenere ed estendere il bonus degli 80 euro. Dopo il flop di Fincantieri, il governo punta dunque ad aziende che mantengono un forte appeal sul mercato, con l'intento di ricavare meno di 5 miliardi di euro cedendo il 5% di Enel ed Eni.
Una somma tutto sommato esigua, che non servirà certo a sanare e neppure a rattoppare il multimiliardario debito pubblico italiano. Ma dopo la posticipazione della cessione del 40% di Poste Italiane, a causa del netto rifiuto del nuovo AD Francesco Caio (restano in standby anche le privatizzazioni di Enav e Sace), al Governo non restava altra scelta che puntare sui colossi dell'energia.
Di Enel, utility elettrica con interessi variegati, anche nel settore gas naturale, che capitalizza circa 31 miliardi di euro, il ministero dell'Economia ha il 31,2% e scenderebbe al 26%. Del gruppo Eni, che vale circa 66 miliardi, ha il 3,9% e la Cassa depositi e prestiti (del Tesoro all'80%) controlla un altro 26,3%.
Ieri la riunione tecnica presieduta dal Ministro per definire tutti i dettagli. Padoan è certo che dalle privatizzazioni "sicuramente entreranno delle risorse", ma il dubbio che serpeggia nei corridoi di via XX settembre è che dalle privatizzazioni non verrà fuori gran che, men che meno quei 10 miliardi di euro stimati in primavera nel piano Padoan.
Francesco Colafemmina
(28 agosto 2014)
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