OMICIDIO DI YARA, LA SVOLTA
Il Dna accusa un 44enne di Mapello, sarebbe il nipote della donna di pulizie di casa Gambirasio
Tre anni e mezzo dopo la tragedia che svonvolse l'Italia, i carabinieri arrestano Giuseppe Bossetti. Muratore, incensurato, padre di tre figli
Incensurato, 44 anni, sposato con tre figli. Fino a ieri era “ignoto 1”, oggi per la Procura e i Carabinieri del Ros che lo hanno prelevato nella sua abitazione di Mapello (Bergamo) Giuseppe Bossetti è l'assassino di Yara Gambirasio.
Tra migliaia di Dna campionati, analizzati e comparati con quello rinvenuto sul corpo della ragazzina di appena 13 anni scomparsa il 6 novembre 2010 a Brembate di Sopra, alle porte di Bergamo, quello del 44enne è l'unico che possa essere sovrapposto con quello del presunto omicida. Bossetti quindi sarebbe il figlio di Giuseppe Guerinoni, autista di Gorno morto nel '99 che ad un amico aveva rivelato di aver avuto una relazione con una donna di Clusone. Quella donna sarebbe la figlia della donna che faceva la pulizie a casa di Yara.
Si è quindi chiuso il cerchio che gli inquirenti stavano cercando di chiarire in merito ad un delitto che tre anni e mezzo fa sconvolse l'intero Paese.
Quel 6 novembre Yara uscì dalla palestra dove aveva partecipato ad una lezione di ginnastica ritmica. Avrebbe dovuto percorrere a piedi i 700 metri necessari ad arrivare a casa. Gli investigatori hanno accertato che scrisse un sms in risposta a quello di una sua amica. Alle 18.47 il suo cellulare è a Mapello, un comune distante circa tre chilometri da Brembate, dove si aggancia alla cella del posto. Da quel momento Yara scompare. Le ricerche sembrano ad una svolta: i cani fiutano qualcosa in un cantiere di Mapello. Qui vi lavora un cittadino marocchino, Mohamed Fikri. Il 5 dicembre 2010 l'immigrato viene arrestato a bordo di una nave diretta a Tangeri. Gli inquirenti hanno in mano la traduzione di una sua telefonata in cui l'operaio sembra dire: “Allah perdonami non l'ho uccisa”. Qualche giorno dopo di accerterà che la traduzione era sbagliata. Fikri che si proclama innocente dimostra che la sua non era una fuga, ma una vacanza in Patria programmata da molto tempo. Gli inquirenti devono vagliare centinaia di segnalazioni errate.
Tre mesi dopo la scomparsa viene rinvenuto il corpo della 13enne. E' il 26 febbraio 2011: il corpo di Yara è in un campo a Chignolo d'Isola, a circa 10 chilometri da Brembate. Yara per i medici legali è stata uccisa sul posto, colpita da alcune coltellate, morta anche per il freddo. Sul suo corpo, nelle tasche, intorno, vengono rinvenuti un paio di guanti di lana neri con sottili striature grigie (nella tasca del giubbino di Yara), la batteria del telefonino Samsung, la sim card dello stesso apparecchio. Un lettore MP3.
Il 28 maggio 2011 l'Italia si ferma. Il palazzetto dello Sport dove la piccola è stata vista per l'ultima volta è stracolmo di gente, migliaia di persone giunte per assistere ai suoi funerali. Viene letto un messaggio del Presidente della Repubblica .
Il 5 giugno 2011 la svolta: isolata una traccia di dna maschile sugli slip della ragazzina. Fino a quel momento gli inquirenti hanno raccolto il Dna di 2.500 persone, una scelta che getterebbe dubbi sulla gestione delle indagini.
Il 18 settembre 2012 è il primo giorno in cui si parla di Giuseppe Guerinoni, camionista di Gorno sposato e padre di due figli, morto a 61 anni nel 1999. Il Dna recuperato da una marca bollo sarebbe simile a quello trovato sul corpo di Yara. Le analisi sui parenti noti dell'uomo però non portano ad alcun risultato. Per gli investigatori è il segno che in giro ci sia un figlio illegittimo.
Il 7 marzo 2013 viene riesumata la salma di Giuseppe Guerinoni per essere sottoposta a tutti gli accertamenti disposti dalla Procura.
Il 26 aprile scorso si apprende che i carabinieri avrebbero prelevato un campione di Dna di una donna di 80 anni di Clusone. Alcune voci di paese e confidenze vogliono Guerinoni aver avuto una relazione segreta con una donna di Clusone negli anni sessanta. La donna sarebbe la figlia della colf che lavorava a casa Gambirasio. Il Dna conferma i sospetti.
Ieri, 16 giugno 2014, viene fermato Massimo Giuseppe Bossetti, presunto assassino di Yara. L'annuncio è stato fatto dal ministro Angelino Alfano. Interrogato dal Pm il presunto assassino avrebbe preferito non rispondere alle domande, ma avrebbe affermato di sentirsi “sereno”.
Giuseppe Bianchi
(17 giugno 2014)
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