OMICIDIO DI YARA
Il presunto assassino nega le accuse, il Gip non conferma l'arresto ma dispone lo stesso la detenzione
Non esiste il pericolo di fuga, ma la ferocia del delitto e la personalità dell'arrestato hanno spinto il giudice a confermare la misura cautelare per evitare il pericolo della reiterazione del reato
L'arresto non è stato convalidato, ma il gip di Bergamo ha deciso che Massimo Giuseppe Bossetti deve rimanere in carcere. Non esisterebbe quindi il pericolo di fuga, ma un reale pericolo di reiterazione del reato correlata alla personalità del Bossetti “dimostratosi capace di azioni di tale ferocia, posta in essere nei confronti di una giovane ed inerme adolescente abbandonata in un campo incolto dove per le ferite ed ipotermia ha trovato la morte”.
“Hanno voluto incastrarlo. Non è lui, ne sono sicura al cento per cento” ha detto all'Ansa Laura Letizia Bossetti, sorella gemella di Massimo Giuseppe, l'uomo fermato lunedì in merito all'uccisione di Yara Gambirasio.
L'arrestato avrebbe dichiarato di essere completamente estraneo ai fatti e che quella sera era a casa, di non aver mai visto Yara e di aver incontrato una sola volta il padre della ragazza, dopo la morte della 13enne. Inoltre non avrebbe idea di come il suo Dna sarebbe finito sul corpo della piccola.
Nell'ordinanza il gip scrive che Bossetti è “soggetto regolarmente residente in Italia ove vive in suo nucleo familiare e i suoi figli minori e dove svolge attività lavorativa”, che “non si è allontanato dopo l'omicidio ed è rimasto in loco durante tutte le indagini e nonostante le risonanze mediatiche delle stesse, tanto che i militari che hanno eseguito il fermo lo hanno trovato presso il luogo di lavoro”. “Non si è allontanato neanche dopo che la madre, nel luglio 2010, si è sottoposta al prelievo per l'esame del Dna e da ultimo dopo che i militari lo hanno sottoposto al controllo tramite alcol test per effettuare il prelievo genetico che è stato utilizzato per la comparazione, con esito positivo, con la traccia biologica trovata sul corpo della vittima”.
Il Garante della privacy avrebbe rivolto un invito ai media a limitare l'esposizione mediatica dell'arrestato.
Dopo l'annuncio del ministro Angelino Alfano esplode la polemica fra la Procura di Bergamo e il vice premier: “Era nostra intenzione mantenere il massimo riserbo - ha spiegato il procuratore Francesco Dettori -. Questo anche a tutela dell'indagato in relazione al quale, secondo la Costituzione, esiste la presunzione di innocenza”. Alfano replica: “Da me nessun dettaglio”.
Giuseppe Bianchi
(20 giugno 2014)
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