Economia
L'Italia favorirà il trattato doganale con gli USA: opportunità o suicidio?
Dichiarazioni a favore del TTIP da parte dei membri del governo Renzi. Restano tuttavia le molte incognite sulla reale portata di questo trattato doganale fra UE e USa.
Il governo Renzi è pienamente favorevole al trattato doganale fra USA e UE. "L'italia si concentrerà nel prossimo semestre di presidenza dell'Ue per facilitare il negoziato in corso sul Ttip (Trans-atlantic trade and investiment partnership) tra UE e Usa e l'adozione di misure più adatte ed immediate per rafforzare una visione comune dell'agenda digitale europea". Lo ha detto il sottosegretario al ministero dello sviluppo economico, Simona Vicari, a Londra nel corso dell'International ip enforcemente summit, organizzato dall'ufficio della proprietà intellettuale del Regno Unito (Uk intellectual property office), l'ufficio per l'armonizzazione nel mercato interno (Uami) e la Commissione europea per riflettere su come affrontare al meglio la violazione dei diritti di proprietà intellettuale che minaccia non solo i consumatori, ma danneggia le economie, le imprese e l'occupazione in tutto il mondo.
"Questo trattato - ha continuato la Vicari - riunirà centinaia di milioni di consumatori e la maggioranza del pil mondiale creando enormi opportunità commerciali, posti di lavoro, e sviluppo in particolare per le pmi, aziende che soffrono maggiormente gli attuali ostacoli al commercio, attraverso l'abbassamento di vincoli e l'ampliamento di una sana concorrenza. Poi nel settore delle telecomunicazioni il governo italiano punterà ad agire come facilitatore, perchè siano adottate misure adatte ed immediate per rafforzare una visione comune dell'agenda digitale europea. E lo faremo andando oltre la semplice applicazione dei servizi pan-europei, ma favorendo l'interazione digitale tra i cittadini, le imprese e le pubbliche amministrazioni ed il più ampio sviluppo della banda larga".
Nel frattempo alla Camera, il sottosegretario allo Sviluppo economico Carlo Calenda rispondendo a un'interpellanza del deputato ex M5s Adriano Zaccagnini che chiede di rivedere il TTIP, chiarisce: "All'interno del negoziato ci sono delle precise 'red lines'. E ci sono questioni in cui è chiaro non si potrà trovare una convergenza. Abbiamo delle idee sugli alimenti, sul cibo inevitabilmente divergenti. Ma questo non implica un'apertura agli Ogm, soprattutto visto che l'accordo prevede il riconoscimento delle indicazioni geografiche italiane". Il sottosegretario Calenda ha comunque precisato che durante il semestre italiano di presidenza Ue saranno anche modificati i segreti di Stato intorno all'accordo commerciale tra Unione Europea e Stati Uniti."
Fin qui le dichiarazioni del Governo. Vediamo però in che modo il trattato doganale rischia di trasformarsi in un definitivo suicidio per l'Europa. Anzitutto l'euro forte costituisce una empirica ragione per rifiutare il trattato doganale che si tradurrà in una inondazione di prodotti statuinitensi in Europa. Una sorta di strategia post-bellica per risanare l'economia USA che, a dispetto dei proclami, stenta a ripartire. I dati parlano chiaro: la crescita del pil nel 2012 è stata del 2,8%, nel 2013 dell'1,9% e nel primo trimestre 2014 il pil è entrato in territorio negativo -1%. Poter contare su un dollaro debole rispetto all'euro garantisce agli USA una potenza di fuoco commerciale non indifferente.
L’obiettivo dei negoziatori è inoltre quello di "armonizzare" le rispettive regolamentazioni in materia di commercio internazionale. Il riferimento è alle differenze che tuttora intercorrono tra UE ed USA nelle regole in materia di protezione sanitaria, alimentare, di diritto d’autore e del lavoro. Partendo dal presupposto che gli USA non intendono sacrificare in alcun modo la sostanza liberista delle loro normative, a pagarne le conseguenze sarà soltanto l'UE. E sarebbero pertanto minacciati anzitutto i diritti del lavoro, con una spinta verso la flessibilità e la competizione al ribasso sui salari. In secondo luogo i vincoli ambientali: pensiamo all'autorizzazione in tutta Europa della pratica del fracking per estrarre il gas di scisto, tanto caro agli Stati Uniti. In terzo luogo i vincoli in materia di sanità e alimentazione, comprese le limitazioni che la Ue impone all’uso ed all’importazione degli Ogm e delle carni trattate con ormoni o sterilizzate tramite l’uso di cloro. Tutti vincoli che andrebbero rivisti onde facilitare l'ingresso di prodotti statunitensi sui mercati europei.
Inoltre, una eliminazione delle tradizionali barriere commerciali esporrebbe le imprese agricole europee alla concorrenza dell’agri-businness statunitense forte di una concentrazione di mercato impensabile in Europa. E questo si tradurrebbe anche in un vantaggio per l'industria a supporto dell'agricoltura. Il Reach (Regulation on Registration, Evaluation, Authorisation and Restriction of Chemicals, entrato in vigore il 1° giugno 2007 con lo scopo di regolamentare il mercato dei prodotti chimici nella Ue) ha consentito ai cittadini di tutelarsi dall’invasione di prodotti farmaceutici che per le autorità europee sono potenzialmente nocivi per la salute umana e animale. Grazie al TTIP, invece, si introdurrebbe la possibilità per le imprese, qualora volessero contestare una regolamentazione statale o comunitaria troppo stringente, di rivolgersi ad un organismo arbitrale terzo dotandosi così di un potente mezzo per il contrasto di politiche e leggi democraticamente adottate ma divergenti dalle loro strategie aziendali.
E non finisce qui. Il TTIP comporta rischi anche nel settore della proprietà intellettuale e apre ad una più morbida normativa sulla contraffazione. E' evidente, dunque, che data l'instabilità dell'economia europea, e specialmente di quella italiana, esposta in maniera sostanziale a rischi di contraffazione e sofisticaizone alimentare, il TTIP costrituirebbe un potenziale suicidio per l'Europa e un dubbio vantaggio per gli USA.
Francesco Colafemmina
(17 giugno 2014)
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