Riforme e recessione
Renzi: non mi faro' dettare l'agenda da UE, BCE e FMI
Nelle sue interviste a La Stampa e al Financial Times il Premier ribadisce che sara' lui a decidere sulle riforme.
Matteo Renzi, a quanto sembra, non si lascia scoraggiare tanto facilmente. Sarà stata la sua visita a sorpresa al raduno degli scout a S. Rossore, sta di fatto che le brutte notizie sul Pil e quelle provenienti da Francoforte - con le dichiarazioni di Mario Draghi dopo la riunione del vertice della Bce- non sembrano aver lasciato traccia sul suo umore.
Alla rivista on line dell’Agesci “Camminiamo insieme” ha detto che “i politici sono come gli yogurt, a un certo punto devono scadere, non lo puoi fare per sempre. Vale anche per me, è già iniziato il conto alla rovescia per essere rottamato”.
Meno “spensierata”, invece, l’intervista rilasciata a “La Stampa”, dove in relazione alle questioni negative della settimana (Pil e Bce) ha dichiarato: ”la frase di Draghi è:se non fa le riforme l’Italia non è attrattiva per investimenti esteri. Bene”, ha affermato il Premier, “questa è la linea anche mia e di Padoan. Siamo d’accordo, nessun problema. Ma se qualcuno vuole interpretarla e far intendere che l’Europa deve intervenire e dire all’Italia quel che deve fare, allora no, non ci siamo”.
Per il Presidente del Consiglio e segretario del PD “oggi non è l’Europa che deve dire a noi cosa fare. Il PD ha vinto le elezioni, è il partito che ha preso più voti in Europa, io e il Governo siamo usciti più forti dal test di maggio”, ha continuato Renzi, “e non abbiamo bisogno di spinte da Bruxelles: minimamente. Sono gli Stati, anzi, a dover indicare alla Commissione via e ricette per venir fuori dalle secche”.
Matteo Renzi ribadisce di non aver alcuna paura del voto, grazie al quale potrebbe portare in Parlamento un numero più consistente di persone a lui politicamente vicine. Tuttavia, ha sottolineato, “quella avviata non è una battaglia che devono vincere i renziani : la deve vincere il Paese”.
Rivendica a se stesso, poi, la decisione - contestata dentro e fuori il PD - di aver coinvolto Berlusconi sulle riforme costituzionali, “ma io credo che, per metodo, (ndr: le riforme) vadano fatte con le opposizioni, con i nemici, piuttosto che con gli amici”. Per il segretario del Partito democratico, la cosa positiva che si è vista al Senato “è che finalmente i politici cambiano se stessi. Questo vuol dire che non c’è più potere di rendita per nessuno. Bisogna cambiare tutti”.
Quanto ai dati negativi sul Pil, Renzi afferma di averne tratto la conclusione che occorre procedere ed accelerare sulla strada delle riforme; ma precisa di non condividere la “drammatizzazione del Pil”; precisando che in realtà dalla recessione l’Italia “non è mai uscita”.
In conclusione, il Premier ha sottolineato: “noi stiamo facendo cose importanti, che daranno frutti nel tempo : la riforma della P.A. curata da Marianna Madia e la semplificazione fiscale saranno una rivoluzione; e l’intervento di Poletti sul Lavoro ha creato 104.000 nuovi occupati, dei quali -chissà perché- nessuno parla”.
Renzi, quindi, va avanti per la sua strada per niente intimorito dai segnali di pericolo che arrivano sempre più numerosi, soprattutto dall’estero, con il Financial Times che, dopo i dati negativi del Pil e le dichiarazioni di Draghi, ha letteralmente messo nel mirino il Presidente del Consiglio Italiano.
Al quotidiano economico britannico, peraltro, Il Premier ha rilasciato un’intervista proprio oggi, affermando con assoluta sicurezza: “sono d’accordo sulle riforme, ma il modo in cui le faremo lo decido io, non la Troika, non la Bce, non la Commissione Europea. Non supereremo il tetto del 3%, altri lo faranno ma noi ci attesteremo al 2,9%”.
Tuttavia, le perplessità non mancano neanche in Italia. Eugenio Scalfari è critico fin dalla prima ora nei confronti di Matteo Renzi, ed anche domenica su Repubblica ha ricordato che “Il Premier è bravissimo, ma finora la pagella è negativa”.
Anche Angelo Panebianco, sul Corriere della Sera, seppure con più moderazione rispetto a Scalfari, ha sottolineato un aspetto che già era stato evidenziato dal direttore del Sole 24 Ore Roberto Napolitano: qui non è tanto questione di discutere del merito delle riforme (costituzionali); quanto delle priorità, nel senso che, con la situazione in cui si trova il Paese,” bisognava assolutamente dare la precedenza a quelle economiche”.
Moreno Morando
(10 agosto 2014)
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