Mercato del Lavoro
Cgia: ci sono 8.500 posti di lavoro vacanti nei settori ad elevata specializzazione tecnica
L'Ufficio Studi della Cgia di Mestre ha analizzato i dati dell'indagine di Unioncamere-Ministero del Lavoro, in particolare sui c.d. "lavori introvabili".
Se provate a chiedere in giro quale sia il problema più grave che affligge il nostro Paese, la stragrande maggioranza vi risponderà che è “la mancanza di lavoro”. Infatti, tutti i sondaggi degli Istituti specializzati danno conferma che è questo il cruccio più grande degli italiani; e basta dare un’occhiata ai dati Istat, Eurostat ed Ocse per trovare conferma : il tasso di disoccupazione in Italia è il più alto fra i Paesi economicamente più avanzati, vale a dire il 12,7% in assoluto ed oltre il 46% quella giovanile. Tanto per essere chiari : un vero disastro.
Non può, quindi, che destare grande sorpresa quanto evidenziato dall’Ufficio Studi della Cgia di Mestre, che ha analizzato i risultati dell’indagine svolta da UnionCamere-Ministero del Lavoro tra gli imprenditori del nostro Paese e di cui dà notizia il Sole 24 Ore.
Sorprendentemente, risulta che le nostre imprese spesso non riescono a coprire i posti di lavoro più qualificati, quelli nei settori tecnologici, che richiedono una particolare formazione ed un’alta specializzazione.
La Cgia fa presente che 5 anni fa non si riuscivano a trovare almeno la metà di quanto fosse necessario fra falegnami, infermieri, ostetriche ed acconciatori. Ora, invece, le figure professionali più difficili da trovare sono gli analisti ed i progettisti di software (manca il 37,7% della domanda), i programmatori (31,2%), gli ingegneri energetici e meccanici (28,1%), i tecnici della sicurezza del lavoro (27,7%) e quelli esperti in applicazioni informatiche (anche qui manca il 27,4% di quanti sarebbero necessari).
Li chiamano i “lavoratori introvabili” e con ogni probabilità ben 8.500 posti di lavoro non potranno essere coperti per mancanza di figure professionali dotate della necessaria preparazione e competenza, in relazione ai settori ad alta specializzazione tecnica, con particolare riguardo per l’informatica.
Secondo il parere del segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi, tra le cause di questa situazione si potrebbe individuare anche il metodo di ricerca del personale utilizzato da molte aziende e, in qualche caso, anche l’indisponibilità del personale in cerca di lavoro ad accettare condizioni che non garantiscano “sufficiente stabilità”. Cosa che -ad esempio- non succede negli Stati Uniti, dove la “mobilità” del posto di lavoro non spaventa ed, anzi, spesso rappresenta un elemento che contribuisce ad aumentare la professionalità e la capacità di misurarsi con un sistema realmente competitivo.
Al di là di questi aspetti, resta il fatto che le imprese italiane non riescono a coprire i posti vacanti perché i candidati non sono sufficientemente preparati rispetto alle necessità del ciclo produttivo. Le cause sono molteplici, ma non è certamente un caso se l’Ocse ci ha appena comunicato che il nostro sistema scolastico si piazza solo al 23° posto su trenta, nella graduatoria dei migliori.
Le cose non vanno certo meglio se si parla di formazione e specializzazione professionale. Esattamente il contrario di quanto accade in Germania, dove c’è un sistema “misto”, che permette ad uno studente anche di iniziare a fare formazione, trovandosi così già pronto ad affrontare i problemi pratici del mondo del lavoro, una volta finiti gli studi.
Del resto, è stato lo stesso Presidente del Consiglio Matteo Renzi, proprio qualche giorno fa, ad indicare la Germania come un vero e proprio modello per quanto riguarda il “mercato del lavoro”, per la sua flessibilità ed il sistema di formazione.
Moreno Morando
(6 settembre 2014)
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