Jobs act
Renzi: "la riforma non e' piu' rinviabile. La sinistra non difenda il passato. Il PD scegliera' il futuro"
Mentre in Italia la minoranza PD presenta emendamenti per modificare la proposta, il Premier dagli Stati Uniti tira dritto per la sua strada.
E’ sempre la riforma del mercato del lavoro a tenere banco, mentre il Premier continua il suo viaggio negli Stati Uniti. Ieri il direttore uscente del Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli ha sferrato un attacco frontale, durissimo e senza precedenti a Matteo “Renzi”, ripreso da tutti i media.
In sintesi, De Bortoli accusa Renzi di voler far tutto da solo e di essersi circondato di una squadra non all’altezza del ruolo; lo sfida a rivelare tutti i “segreti” del Patto del Nazareno con Berlusconi e parla di vaga vicinanza alla massoneria. Il Premier è furioso per questa uscita del quotidiano di via Solferino e fra gli addetti ai lavori è scattata subito la ricerca del “mandante”. Fra i vari nomi, il più ricorrente è quello del banchiere bresciano Giovanni Bazoli, uno degli azionisti di riferimento di Rcs, società editrice del giornale milanese.
Intanto, la minoranza PD ha formalizzato gli emendamenti per correggere il Jobs act di Renzi, che ha iniziato ieri il suo cammino al Senato. Uno di questi è dedicato all’art.18 ed al reintegro in caso di licenziamento senza giusta causa. I 40 senatori democratici che hanno sottoscritto i 7 emendamenti propongono che, per i neoassunti, il contratto a tutele crescenti scatti dopo tre anni, rispetto ai 10 su cui si ipotizza sarebbe orientato l’Esecutivo.
A questo proposito, si segnala anche un nuovo intervento del segretario generale della Cgil Susanna Camusso che, dopo aver nuovamente contestato l’impostazione del Jobs act, propone di iniziare a discutere “sulla durata del periodo di prova”. L’argomento, in verità, è esattamente quello oggetto degli emendamenti presentati dalla minoranza PD.
Le richieste di modifica, peraltro, sono già state dichiarate “irricevibili” (politicamente, s’intende) dal Presidente della Commissione Lavoro del Senato Maurizio Sacconi (NCD). Il Ministro Poletti ha, inoltre, dichiarato che “dal dibattito parlamentare accoglieremo solo ciò che è compatibile con il testo del Governo”.
Nessun passo indietro dell’Esecutivo, quindi, in attesa della Direzione del PD di lunedì prossimo, dove Renzi ha già annunciato che si “voterà”. Da New York, il Presidente del Consiglio, intervenuto all’Assemblea Generale dell’ONU, invita la Sinistra a “non difendere il passato”. “La partita è nel mio campo”, ha riconosciuto (cioè, nel PD), ma il partito “sceglierà il futuro, perché la riforma non è più rinviabile. Nessuno pensi che io mi tiri indietro!”.
A dargli man forte è intervenuto nel dibattito anche l’amministratore delegato di Fiat-Chrysler Sergio Marchionne, il quale ha sottolineato che in Italia “l’art. 18 è fonte di ingiustizia sociale”.
La “resa dei conti”, quindi, è rimandata alla Direzione del Partito Democratico, dove, peraltro, Renzi può contare su una solidissima maggioranza.
Moreno Morando
(25 settembre 2014)
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