Riforme
Renzi tira dritto sulle riforme, ma e' bufera nel PD
A Pechino in visita ufficiale il presidente del consiglio ha confermato che i veti non fermeranno il cammino dei progetti sulla legge elettorale e sul Senato. Polemiche per la sostituzione di due membri della Commissione Affari Costituzionali. Tredici senatori si autosospendono dal PD
Parlando davanti alla comunità d’affari italiana, prima di lasciare Pechino, il Premier Matteo Renzi ha incoraggiato tutti a guardare avanti con fiducia, per ricreare quella stima negli investitori internazionali che merita un grande Paese come il nostro.
Il Presidente del Consiglio ha affermato di voler procedere con la massima celerità sul cammino delle riforme. “Noi non molliamo di mezzo centimetro” ha dichiarato, “siamo convinti di cambiare il Paese. Le riforme non si annunciano, si fanno, e non lasciamo a nessuno il diritto di veto. Contano più i voti degli italiani, che il diritto di veto di qualche politico”.
Forse qualche annuncio, in verità, l’abbiamo sentito; ma sicuramente sono i fatti quelli che contano. Il Premier e segretario del PD punta sicuramente a portare a casa in fretta qualche risultato, anche se non è chiaro cosa deciderà di fare in Parlamento Forza Italia, sia sulla questione della legge elettorale (Berlusconi ha dichiarato di non essere più d’accordo sul ballottaggio a due); sia sulla riforma del Senato, dove l’ex Presidente del Consiglio ha espresso forti dubbi sul progetto illustrato dal ministro Maria Elena Boschi.
In ogni caso, Renzi e la sua maggioranza dimostrano di avere idee molto chiare e di voler procedere sul percorso indicato senza guardare in faccia a nessuno. In questi due ultimi giorni, infatti, sono stati sostituiti “d’imperio” dall'ufficio di presidenza dei rispettivi gruppi, due componenti della Commissione Affari Costituzionali del Senato che avevano manifestato forte contrarietà ai progetti di riforma del Governo, vale a dire Mario Mauro (Popolari) e Corradino Mineo del PD. La sostituzione di quest'ultimo con il presidente del gruppo Zanda ha provocato la reazione di 13 senatori, che hanno dichiarato di autosospendersi dal PD.
Moreno Morando
(12 giugno 2014)
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