Riforme
Legge elettorale: il PD prende tempo di fronte alle nuove proposte del M5S
Nel secondo confronto fra le delegazioni del PD, presente Matteo Renzi, e del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio ha sottoposto ai democratici una nuova ed articolata proposta.
Le delegazioni del PD, guidata da Renzi, e del M5S, capeggiata da Luigi Di Maio, si sono incontrate per la seconda volta nella sala del Cavaliere a Montecitorio. Il confronto è durato un’ora e 40 minuti e alla fine il Premier ha proposto di organizzare una nuova riunione dopo l’approvazione del ddl sulle riforme costituzionali all’esame del Senato che, secondo lui, dovrebbe avvenire entro 15 giorni.
Nella prima parte dell’incontro il Presidente del Consiglio e segretario del PD si è seduto ad un capo del tavolo, con le gambe accavallate, senza giacca, con la consueta camicia bianca (tanto criticata da Giorgio Armani), con le maniche arrotolate. Sembrava un po’ distratto, per la verità, ed ogni tanto guardava il suo cellulare, rispondendo -almeno così sembrava- a degli sms.
Rispetto alla prima riunione, Renzi ha portato con sé anche Gian Claudio Bressa, che -da quando non sono più presenti in Parlamento Sergio Mattarella e Luciano Violante- è considerato il più esperto del PD in materia di riforme e, in particolare, di legge elettorale.
Dopo circa mezz’ora di schermaglie inconcludenti su “chi ha detto cosa” e qualche battuta polemica di Debora Serracchiani -vice-segretaria del PD-, Matteo Renzi ha deciso di intervenire direttamente, probabilmente perché anche lui -come molti analisti all’ascolto- ha avuto la chiara impressione che il Movimento 5 Stelle si fosse preparato adeguatamente all’incontro e non avesse alcuna intenzione di tergiversare.
Di Maio, infatti, aveva chiarito bene che il problema centrale sono le preferenze. Ad un certo punto ha accusato il PD di “temporeggiare” ed ha sfidato i democratici a pronunciarsi su una proposta complessiva che, sostanzialmente, prevede : una legge elettorale proporzionale, con le preferenze, senza soglie di sbarramento al primo turno; ballottaggio fra le prime due liste, se nessuna raggiunge la maggioranza; incandidabilità dei condannati; divieto di candidature plurime.
Una proposta che, in sostanza, oltre al fatto di prevedere le preferenze, favorisce il “bipartitismo” e non il “bipolarismo”, che invece è centrale nell’Italicum, sostenuto da PD e Forza Italia.
Renzi ha chiesto tempo per approfondire la proposta, proponendo di rivedersi dopo il voto del Senato sulle riforme costituzionali. L’impressione è che, tutto sommato, al Premier forse non dispiacerebbe l’ultima proposta del M5S, che ha dimostrato di sapersi muovere con molto pragmatismo, accogliendo una parte delle richieste del PD (su ballottaggio e premio di maggioranza) e riformulando il suo “democratellum” in modo del tutto inatteso da parte democratica; almeno questa è l’impressione avuta dalla gran parte di coloro che hanno assistito al confronto in streaming.
Renzi ha annunciato che sulla legge elettorale “facciamo un giro ufficiale di consultazioni anche con tutte le forze politiche che stanno consentendo di fare una riforma costituzionale ed elettorale”.
In sostanza, sembra di capire che il problema del Premier potrebbe essere quello di convincere Berlusconi ad accettare qualche modifica, rispetto al patto iniziale, a cominciare dalle preferenze, che stanno particolarmente a cuore ai pentastellati.
In fondo, “non siamo così lontani”, ha concluso Matteo Renzi, salutando i rappresentanti del Movimento 5 Stelle.
Moreno Morando
(18 luglio 2014)
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