CRIMINALITA' ORGANIZZATA
Gli interessi delle mafie sulla capitale e sul litorale
La mappa degli affari "sporchi" illustrata dal ministro Alfano alla Commissione Affari costituzionali del Senato
Il litorale romano si conferma essere il territorio preferito dalla criminalità organizzata su cui orientare i propri interessi nel riciclaggio degli introiti derivanti dal traffico di stupefacenti, nell’usura, nel gioco d’azzardo, nel contrabbando di merce importata dalla Cina, ma anche nella realizzazione di opere pubbliche sulla fascia costiera. Attività che la criminalità organizzata porta avanti certamente anche a Roma e nel suo hinterland, a seconda della matrice e della provenienza dei gruppi ma che secondo quanto affermato dal ministro dell’Interno, Angelino Alfano, durante la sua audizione al Senato presso la commissione Affari costituzionali si incentrerebbero proprio sulla costa. Il leader del Nuovo Centrodestra, parlando nella veste istituzione di titolare dell’importante dicastero, ha sottolineato quali sono i vari gruppi attivi nel Lazio, mettendo a fuoco anche la situazione del litorale romano: qui, nella fascia costiera compresa tra Fiumicino e Anzio, vi sarebbero dei reali interessi portati avanti dalla criminalità d’origine siciliana, seppure meno consistente rispetto ad altre organizzazioni malavitose.
"Si evidenziano interessi nella realizzazione di opere pubbliche, sia lungo la fascia costiera che nelle zone interne - ha spiegato il ministro, come si legge in un approfondimento dell’Asca - con particolare riferimento a Roma e al tratto di litorale compreso tra Fiumicino ed Anzio". Calabresi e campani, invece, guarderebbero con più attenzione al centro di Roma: i primi reinvestirebbero il "denaro sporco" nell’acquisto di ristoranti e bar del centro storico; i secondi, invece, sarebbero dediti al traffico di droga, alla gestione di sale dove si pratica il gioco d’azzardo e alla contraffazione di merci originarie della Cina.
Una presenza piuttosto invasiva e variegata, dunque, quella della criminalità organizzata, testimoniata anche dalla mole di sequestri che le forze dell’ordine hanno messo a punto nel solo 2013: sono stati infatti requisiti beni per un valore di oltre un miliardo di euro. "Nello stesso periodo sono stati confiscati 457 beni per un valore complessivo di circa 150 milioni; tra questi - ha sottolineato poi Alfano, come riporta il medesimo approfondimento della suddetta agenzia di stampa - 22 beni aziendali per un valore di circa 57 milioni di euro. Si tratta di dati eloquenti che suggeriscono di concentrare gli sforzi, anche in futuro, nell'aggressione dei patrimoni illeciti al fine di sottrarre alle organizzazioni criminali - ha concluso il titolare del dicastero degli Interni - le risorse necessarie alla loro alimentazione e sviluppo".
Giuseppe Bianchi
(4 luglio 2014)
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