Crisi Ucraina
Ritrovate le scatole nere del volo MH17. Putin: serve una commissione d'inchiesta internazionale
Mentre gli USA accusano la Russia procedono le operazioni per il recupero dei corpi delle vittime e l'accertamento delle responsabilità del disastro aereo.
Aleksandr Boroday, il presidente dell'autoproclamata repubblica di Donetsk ha affermato ieri di essere in possesso delle scatole nere del volo MH-17, abbattuto con tutta probabilità da un missile il 17 luglio scorso. Le scatole nere saranno trasferite a breve nelle mani dell'ICAO, l'International Civil Aviation Organization.
Nonostante l'opera di disinformazione effettuata sin dalle prime ore successive al disastro aereo del volo malese Amsterdam-Kuala Lumpur e volta a far ricadere la responsabilità della strage sulla Russia, il presidente Vladimir Putin ha chiesto ieri l'istituzione di una commissione d'inchiesta internazionale sotto l'egida dell ICAO.
"La task force messa in piedi non è sufficiente." ha sottolineato Putin "Abbiamo bisogno di un gruppo di esperti pienamente rappresentativi che possano lavorare sul sito sotto l'egida dell'ICAO, la commissione internazionale" deputata a questo genere di missioni. E intanto il premier olandese Rutte ha confermato che è stato raggiunto un accordo e le operazioni sul campo saranno coordinate dai tecnici olandesi.
E' importante ricordare che nell'ottobre 2001 l'esercito ucraino fu al centro di un analogo episodio che portò al disastro aereo del volo Siberian Airlines 1812 da Tel Aviv a Novosibirsk. In quell'incidente morirono 78 persone fra passeggeri e membri dell'equipaggio. Il volo fu abbattuto anche in quella occasione da una batteria di missili BUK s-200 nel corso di una esercitazione militare. Nel 2003 il governo Ucraino concordò con Russia e Israele il pagamento di un indennizzo per le famiglie di 200.000 dollari per ogni singola vittima.
Che il livello di formazione dell'esercito ucraino sia più che scadente è d'altra parte un dato di fatto. Tuttavia nella questione del disastro aereo del volo malese permangono molti interrogativi. Anzitutto come è possibile che il velivolo sia passato sulla regione di Donetsk quando sin dal 3 marzo scorso tutte le compagnie aeree hanno posto un divieto al sorvolo dell'area interessata dal conflitto? Perché il volo MH-17 nelle sue precedenti rotte ha sempre evitato quell'area, mentre il 17 luglio l'ha sorvolata? Evidentemente il volo è stato diretto e monitorato dalle torri di controllo ucraine, ma ad oggi questi aspetti vengono trascurati.
A pochi giorni dalla tragedia, grazie alla direzione impressa agli eventi dal governo statunitense, sembrerebbe che la verità sia stata già trovata. Eppure di analoghi casi di verità preconfezionate ne è piena la storia recente. Senza scomodare la famosa scena di Colin Powell che mostrò al Consiglio di Sicurezza ONU prima dell'invasione dell'Iraq una provetta con del talco onde dimostrare la "reale" minaccia delle armi di distruzioni di massa di Saddam, basterebbe riproporre l'esempio clamoroso dell'attentato con i gas nervini in Siria esattamente un anno fa. Giova ricordare che anche in quella occasione il governo statunitense si affrettò ad addossare le responsabilità di un simile spietato atto ai danni di civili al regime di Assad. Il presidente Obama era sul punto di intervenire militarmente in Siria e le portaerei della marina USA erano già nel Mediterraneo. Fu solo grazie alla scoperta che l'attentato era stato causato dai ribelli islamisti (quelli che ora confluiscono nelle file dell'ISIS in Iraq) e grazie all'intermediazione di Papa Francesco che la guerra venne scongiurata.
E' un fatto affermare che gli Stati Uniti proseguono oggi una intensa e instancabile campagna denigratoria nei confronti della Russia con obiettivi difficili da comprendere perché rischiano solo di ampliare la distanza fra Mosca e il resto del mondo oltre che infiammare nuovi conflitti. E in questa dinamica i mezzi di comunicazione giocano un ruolo fondamentale con giornalisti che spesso più che verificare le fonti, si limitano a ricopiare lanci di agenzia, alimentando un clima vigorosamente anti-russo, a partire dalla presunta omofobia russa usata da Obama come pretesto per non presenziare alle olimpiadi di Sochi, per finire con l'accusa ai russi di aver abbattuto un aereo di civili. Il tutto senza neppure considerare che batterie di missili come i BUK necessitano della guida di una torre di controllo (attualmente non nelle mani dei ribelli filorussi) e che un velivolo civile vola ad altitudini di 3 o 4 chilometri più alte di qualsiasi altro velivolo militare.
Tutto questo mentre Israele, sotto gli occhi impotenti della comunità internazionale, conduce una sanguinosa guerra contro Hamas ma anche contro la popolazione civile di Gaza privata non solo della possibilità di aspirare ad una vita dignitosa, ma delle basilari libertà. E mentre Obama condanna Hamas e mostra sostegno ad Israele si apprestano nuove sanzioni contro la Russia.
Appaiono quanto mai condivisibili dunque le parole dell'ambasciatore Sergio Romano che così ha commentato la situazione geopolitica delle ultime ore dalle pagine del Corriere della Sera: "è lecito dire che gli Stati Uniti e l’Unione europea dovrebbero smetterla di baloccarsi con misure punitive di discutibile effetto. Le sanzioni più severe adottate da Washington nelle ultime ore e quelle di cui si è discusso anche nell’ultimo incontro del Consiglio europeo, colpiscono spesso la popolazione più di quanto non feriscano la dirigenza del Paese e sono diventate il paravento dietro il quale le democrazie occidentali nascondono l’irrilevanza della loro diplomazia. Nella questione ucraina occorre impedire che il partito della guerra imponga ai governi la propria logica."
Francesco Colafemmina
(21 luglio 2014)
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