Eurostat
Costo del lavoro troppo alto per sperare di essere competitivi
I dati Eurostat sul costo del lavoro nell'unione Europea mettono in evidenza le difficolta' sempre crescenti del Sistema Italia
L’Istituto di Statistica dell’Unione Europea (Eurostat) ha pubblicato i dati sul costo del lavoro per l’anno 2013. La prima considerazione che salta all’occhio è l’enorme divario fra i diversi Paesi.
Basti pensare che, mentre in Norvegia il costo del lavoro si è attestato a ben 48,5 euro l’ora, in Bulgaria si è fermato a 3,6 euro!
In Italia è stato calcolato in 28,1 euro l’ora, appena al di sotto della media dell’eurozona (28,4), ma molto sopra la media dell’intera zona Ue a 28 Paesi (23,7).
In Germania il costo del lavoro si è, invece, attestato sui 31,3 euro; sensibilmente inferiore ai 34,3 euro calcolati in Francia.
Va inoltre segnalato che i costi non salariali hanno inciso sul costo totale del lavoro nei Paesi UE per il 23,7%, ma in Italia questa stessa voce sale al 28,4% : vale a dire quasi cinque punti percentuali in più.
Qualcuno potrebbe essere tentato di trarre qualche, pur limitato, motivo di consolazione dal confronto con i costi più alti registrati in Germania e Francia, ma va subito detto che, in realtà, è meglio evitare di illudersi.
Infatti, la nostra situazione economica complessiva paga lo scotto di tutta una serie di “fondamentali” negativi, che hanno finito in passato per incidere in maniera assolutamente sfavorevole sul giudizio globale di economisti, agenzie di rating e, quel che più conta, dei “mercati”.
Lasciando stare l’improponibile confronto con la “locomotiva tedesca”; anche volendo limitare il paragone ai cugini francesi -che, peraltro, in questo periodo non stanno benissimo- il nostro Paese ne esce comunque male.
L’Italia, purtroppo, ha un debito pubblico altissimo che, oltretutto, continua ad aumentare; inoltre, rispetto a molti altri stati dell’occidente, fa più fatica ad invertire la rotta rispetto alla crisi, potendo contare su una crescita ancora irrisoria. Se a questo si aggiunge una disoccupazione molto alta e la continua perdita di competitività delle nostre imprese, l’ovvia conclusione è che sia proprio l’intero “Sistema Paese” ad arrancare ed a richiedere, conseguentemente, una serie di profonde riforme strutturali per tentare di imboccare senza esitazioni la strada della ripresa.
Moreno Morando
(3 maggio 2014)
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