Legge Elettorale
Renzi spiazza tutti e si schiera per il premio alla lista e non alla coalizione
Colpo di scena in Direzione PD, dove il Premier-segretario spariglia le carte e propone modifiche all'Italicum gia' approvato alla Camera.
Matteo Renzi, nella sua doppia veste di Premier-segretario è intervenuto oggi alla Direzione del Partito Democratico, lanciando una serie di messaggi importanti su alcuni dei temi su cui il confronto è particolarmente acceso in questo periodo. In apertura, il leader del PD ha teso la mano alla Cgil in vista della manifestazione di questo fine settimana contro il Jobs act, evidenziando il suo “profondo rispetto indipendentemente dal dibattito che c’è tra di noi”.
Renzi ha ribadito che il PD è un partito “a vocazione maggioritaria”, aperto ad “accogliere realtà diverse”, accennando all’idea di Reichlin che l’ha chiamato “partito della nazione”, aggiungendo: “io spero che da Migliore (ndr : ex Sel) con Led fino ad Andrea Romano, con quella parte di Scelta Civica che vuole stare a sinistra, ci sia spazio di cittadinanza piena”.
Molto interessante il passaggio conseguente a questo ragionamento : “se il PD è il partito maggioritario, ossia della nazione, deve avere degli strumenti elettorali che lo consentano e allora nell’Italicum meglio il premio alla lista che alla coalizione”.
Renzi ha spiegato che “il PD è un partito che vince per fare una legge elettorale in cui sia chiaro chi vince. Un passaggio chiave per l’Italia perché non c’è mai stata una legge elettorale che rendesse chiaro chi fosse il vincitore, né con il Mattarellum né con il Porcellum”.
Secondo il Premier, “avere una legge elettorale che consegni un vincitore -sperando di essere noi- è possibile solo con il ballottaggio”. Il leader del PD ha poi parlato di un partito “antidoto contro il populismo del M5S”, riferendosi “all’ostruzionismo” messo in pratica -a suo parere- dai pentastellati per bloccare il Parlamento.
Per la verità, questa nuova proposta di modifica dell’Italicum, con il premio di maggioranza per il primo partito o movimento, anziché per la coalizione, è esattamente quello che chiedevano i rappresentanti del M5S, in occasione degli incontri di qualche mese fa proprio con il PD. Fu proprio il vice-presidente della Camera Di Maio a spiegare per quale motivo il suo Movimento preferisse questa soluzione a quella concordata da Renzi con Berlusconi, in occasione del c.d. “Patto del Nazareno”.
In sostanza, il M5S non vuole allearsi con nessuno e, conseguentemente, non è favorevole ai premi di maggioranza per le coalizioni. Intanto, Forza Italia ha già esternato la sua contrarietà a “cambiamenti non concordati” sulla proposta di legge elettorale già approvata alla Camera con i voti della maggioranza di Governo e di quelli del partito di Silvio Berlusconi.
Il Premier ha sottolineato che l’orizzonte della Legislatura rimane il 2018, ma molti opinionisti ritengono che questo cambio di linea potrebbe preludere -quantomeno- ad un atteggiamento diverso, che probabilmente non escluderebbe il ricorso alle urne in tempi non lontani (ad esempio, la prossima primavera).
Matteo Renzi ha poi toccato il tema dei “dissenzienti”, precisando che “il partito non espellerà chi dissente, ma sul voto di fiducia bisogna darsi delle regole. Non possiamo diventare né un comitato elettorale, né un club di anarchici e di filosofi”, ha aggiunto il Premier, evidenziando che il PD è l’unico antidoto al populismo, “se non ci siamo noi l’alternativa è la piazza talvolta xenofoba, o il populismo o un movimento di anime che non è più rispettoso della democrazia interna di quanto non lo siamo noi”.
Moreno Morando
(20 ottobre 2014)
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