Tra UE e legge elettorale
Renzi duro con Juncker, poi vede Berlusconi a Palazzo Chigi
Nel vertice con il leader di Forza Italia, all'ordine del giorno la Consulta e la legge elettorale, ferma al Senato da sette mesi.
Il Premier è stato intervistato da Massimo Giannini per Ballarò, su Rai 3, ed ha così colto l’occasione per rispondere al Presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker, che in una conferenza stampa aveva dichiarato: “devo dire al mio caro amico Matteo Renzi che io non sono il presidente di una banda di burocrati, forse lui lo è”.
L’ex premier lussemburghese aveva poi aggiunto: “io sono il presidente della Commissione Europea che è una istituzione della UE, quindi invito tutti i primi ministri a rispettare la mia istituzione perché non siamo meno legittimati rispetto ad altri”.
Matteo Renzi ha ribattuto precisando che “in Europa non vado a dire ‘per favore ascoltateci’, non vado con il cappello in mano. Non vado a Bruxelles a farmi spiegare cosa fare e l’ho spiegato anche a Barroso e Juncker”. Il Presidente del Consiglio, su twitter, aveva scritto: “per l’Italia, per la sua storia, il suo futuro chiedo rispetto. Anzi: pretendo il rispetto che il Paese merita dall’Europa”.
Sorprende l’irritazione di Juncker ed, ancora di più, lasciano perplessi gli argomenti usati per ribattere alla legittima critica del nostro Premier. Juncker parla come se fosse stato investito da un mandato popolare di centinaia e centinaia di milioni di elettori europei, ma su questo sbaglia di grosso. La sua nomina è senza ombra di dubbio “legittima”, nel senso che è stata fatta nel pieno rispetto della previsione del Trattato di Lisbona. Tuttavia, essa è figlia delle decisioni della vecchissima classe dirigente che comanda nella UE da diversi anni.
Nel caso specifico, Juncker è stato scelto da Angela Merkel in forza della sua ultradecennale esperienza e della comprovata fedeltà ai diktat di Berlino. Tutto il resto sono fantasie, che il Presidente della Commissione Europea preferisce “cavalcare”, immaginando di essere al vertice della Commissione sulla base di un “mandato popolare” assolutamente inesistente, nei fatti.
E’ vero che il suo nome era stato indicato prima delle elezioni dalla nomenklatura della Ue; ma da qui a dire che si tratta di una vera “investitura popolare” …….. Su questo, Juncker, si deve mettere l’animo in pace e -come ha sempre fatto il suo predecessore Barroso- fare sempre una telefonata a Berlino prima di parlare, altrimenti ci può essere il rischio di essere smentito e di fare una figuraccia.
In giornata, il Premier-segretario del PD ha incontrato per due ore, a Palazzo Chigi, il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, accompagnato da Gianni Letta e Denis verdini. Nessuna dichiarazione ufficiale da parte dei protagonisti, ma è certo che abbiano accennato alla delicatissima questione dei due giudici della Consulta, che il Parlamento in seduta comune non riesce ad eleggere; e, soprattutto, alla legge elettorale.
Il c.d. “Italicum”, dopo l’approvazione in prima lettura alla Camera, è fermo al Senato da sette mesi e, nel frattempo, Renzi sembra essersi convinto della necessità di apportare alcune modifiche al provvedimento passato a Montecitorio con i voti della maggioranza e di Forza Italia.
Prima di incontrare l’ex cavaliere, il Premier-segretario aveva riunito i capigruppo parlamentari del PD, Zanda e Speranza, il presidente del partito Orfini, con il vice-segretario Guerini ed altri della Direzione. Erano presenti anche il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Del Rio ed il Ministro Boschi.
A Ballarò, ieri, il Presidente del Consiglio aveva anticipato i temi centrali in discussione, che riguardano l’idea di innalzare la soglia di sbarramento al 5% ed il premio di maggioranza al 40% per il primo turno, in modo che la parte vincente possa contare su 350 seggi alla Camera. Resta da vedere, tuttavia, se il premio debba andare alla coalizione (così come previsto dall’Italicum) o alla lista vincente (come chiede da sempre il M5S). Probabile che oggi i due leader politici abbiano fatto una riflessione anche sulla questione delle preferenze.
Renzi, come si è detto, nelle ultime settimane sembrerebbe aver cambiato parere e sarebbe orientato a prevedere il premio per la lista; mentre Berlusconi appare molto più cauto, ancora fermo sulla soluzione accolta nel provvedimento approvato alla Camera dei Deputati in prima lettura (premio alla coalizione).
In ordine alle polemiche scatenate dalla minoranza PD, dal M5S e da Sel contro il “Patto del Nazareno” (l’accordo politico tra Renzi ed il leader di Forza Italia), il Presidente del Consiglio ha ribadito con fermezza che “è giusto fare le riforme con Berlusconi, non posso fare da solo”.
Moreno Morando
(5 novembre 2014)
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