Gas dalle zone di guerra
Scaroni (ex Eni): "l'Italia non corre rischi per il gas russo"
L'attuale vicepresidente di Rothschild ritiene che la politica della differenziazione delle fonti di approvvigionamento metta in sicurezza il nostro Paese anche in vista dell'inverno.
Il vicepresidente di Rothschild ed ex amministratore delegato di Eni, Paolo Scaroni, ha rilasciato un’intervista al Messaggero, in ordine alla possibilità che la situazione critica che si è creata nell’est dell’Ucraina possa comportare qualche pericolo per gli approvvigionamenti di gas che arrivano in Italia dalla Russia (circa il 30% dell’intero fabbisogno).
Scaroni ritiene che il nostro Paese non corra pericoli in questo senso; infatti, anche se si dovesse ripetere quello che è successo nel 2006 e nel 2009 -quando a seguito di dispute sui pagamenti, l’Ucraina esaurì gli stoccaggi e attinse al gas russo destinato all’Europa senza pagare- l’Italia non correrebbe seri rischi.
In quel caso, l’ex presidente di Eni ricorda che Gazprom interruppe il flusso di gas attraverso l’Ucraina, con la conseguenza che alcuni Paesi europei rimasero al freddo. Tuttavia, continua il vicepresidente di Rothschild, a correre questo rischio sono soprattutto "i Paesi che ricevono il gas (ndr : solo) attraverso i tubi ucraini", come l’Ungheria, la Slovacchia, la Slovenia, La Romania, la Bulgaria e l’Austria; mentre l’Italia dispone di “molte altre fonti di approvvigionamento”.
Scaroni ha chiarito che “oltre al gas russo”, che passa dall’Ucraina, il nostro Paese riceve forniture di gas dall’Algeria, dalla Libia (ndr : dove, peraltro, è in corso la guerra civile), dall’Olanda, dalla Norvegia e dai tre rigassificatori, oltre alla produzione nazionale e i grandi stoccaggi completati quest’estate.
In sostanza, per l’ex Presidente di Eni, l’Italia -anche nell’eventualità che la situazione precipitasse nel Donbass, terra di scontro tra ucraini e filorussi- “dovrebbe essere in sicurezza nel prossimo inverno”.
Moreno Morando
(4 settembre 2014)
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