Energia
Il G7 punta sull'indipendenza dal gas russo sacrificando i vincoli ambientali
Come previsto il G7 in chiave anti-russa si è concluso con l'annuncio di una serie di provvedimenti a favore dell'indipendenza energetica europea. Sorgono però nuovi interrogativi sulla salvaguardia dell'ambiente.
La prima notizia, annunciata in concomitanza con il G7, è che la Germania intende prevedere una normativa per l'estrazione del gas di scisto entro l'anno. Il ministro dell'Economia e dell'Energia, il leader socialdemocratico Sigmar Gabriel, ha inviato una missiva ad alcuni deputati indicando che i suoi uffici e quelli del ministero dell'Ambiente stanno lavorando alacremente per stabilire un quadro giudiridico per il fracking. "L'obiettivo è quello di finalizzare un progetto nelle prossime settimane".
La Germania sarà quindi - dopo l'Ucraina post Maidan - la prima nazione europea a legalizzare il fracking. La tecnica per l'estrazione dello shale gas continua tuttavia a suscitare molti timori per i rischi ambientali che ne derivano e in Germania in particolare è molto forte l'opposizione alla fratturazione idraulica, l'unico metodo per estrarre il gas intrappolato fra le rocce a 4000 metri di profondità.
Anche Matteo Renzi al G7 ha partecipato con una relazione dedicata all'indipendenza energetica, nella quale si è parlato di shale gas. Ed era stato già il ministro Guidi, un mese fa, nel corso della riunione del G7 dedicata all'energia tenutasi a Roma ad affermare che "sono stati concordati rapporti più stretti con Stati Uniti e Canada per l'export di shale gas."
A beneficiare delle decisioni del G7 naturalmente è anche il Canada che per la prima volta riesce a spuntare una proposta europea per la cancellazione della classificazione del petrolio ottenuto dalle sabbie bituminose quale prodotto "inquinante". Le alte emissioni di CO2 necessarie all'estrazione e la natura stessa di questo petrolio "sporco" fanno scontare alle compagnie petrolifere canadesi questa penalità ambientale nell'esportazione verso l'Europa.
Oggi, tuttavia, grazie all'alibi dell'Ucraina e della "necessaria" indipendenza dal gas Russo (che, vale la pena ricordarlo, è molto più "pulito" ed economico di shale gas e sabbie bituminose) l'Europa, meglio, i leader delle nazioni europee, sono pronti a dimenticare anni di battaglie ambientaliste e spese ingenti per nuovi e vecchi gasdotti che attraversano gli Urali.
Francesco Colafemmina
(7 giugno 2014)
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