"Compagnia di Bandiera"
Alitalia alla stretta finale sugli esuberi. Ma alla fine chi paghera'?
Il Ministro Lupi ha annunciato con grande soddisfazione che l'accordo sugli esuberi di personale "terra'" anche senza il consenso della CGIL. Poi dovra' convincere la Commissione Europea che non si tratta di "aiuti di Stato" vietati dalla normativa della UE.
I media italiani scrivono e parlano da mesi della vicenda “Alitalia-Etihad” e negli ultimi giorni sembrano “tifare” quasi tutti per una conclusione, purchessia.
Secondo le ultime notizie CISL, UIL e UGL hanno dato il proprio assenso al piano del Governo, mentre la CGIL ha chiesto tre giorni di tempo per pronunciarsi.
I Ministri Lupi e Poletti sono andati incontro alle richieste sindacali, tanto che gli esuberi iniziali fissati in 2.251, sono diminuiti fino a 954, che andranno in mobilità sperimentando il contratto di ricollocamento previsto dalla Legge di Stabilità. Non si farà ricorso alla cassa integrazione.
Per quanto riguarda gli altri dipendenti, 616 saranno ricollocati nel perimetro aziendale, mentre 681 saranno esternalizzati entro il 31 dicembre di quest’anno.
In realtà, come ha rilevato LANOTIZIAgiornale, “il personale che lascerà la Compagnia non andrà a casa, ma finirà per essere assistito con i quattrini della fiscalità generale”.
Alla fine di un percorso ancora non del tutto chiaro, Alitalia si ritroverà con circa 2.000 dipendenti in meno, ma i costi di tutta questa opera di ristrutturazione non graveranno sugli azionisti vecchi o su quelli in arrivo dagli Emirati Arabi, ma -nella sostanza- sullo Stato italiano.
Il Ministro Lupi tra pochi giorni dovrà spiegare ai Commissari Europei Almunia e Kallas i dettagli dell’operazione e convincerli che non si tratta di “aiuti di Stato”, vietati dall’Unione Europea. Su questo, in verità, hanno già alzato la voce due competitor europei di Alitalia, la tedesca Lufthansa e la British Airways, che sono intenzionate a mettersi di traverso per bloccare la fusione italo-araba.
Vedremo come finirà a Bruxelles; resta il fatto che abbiamo sentito dire per mesi “che non saranno spesi soldi pubblici per la vicenda Alitalia”, ma alla fine non pare proprio che le cose andranno in questo modo. Non si tratta di essere insensibili di fronte alla situazione dei lavoratori interessati, ci mancherebbe.
Il problema è che lo Stato italiano, nei decenni scorsi, ha sprecato enormi quantità di danaro pubblico, versato nelle casse della c.d. “Compagnia di Bandiera” e prontamente dilapidato nel vortice di una gestione dissennata e disseminata di interferenze continue da parte della politica e dei sindacati.
Ora -in un modo o nell’altro- si continueranno ad utilizzare le già scarse risorse pubbliche per difendere e garantire quelli che, almeno, per un determinato numero di anni un lavoro l’hanno avuto.
E chi il lavoro non è mai riuscito a trovarlo, chi li tutela? E gli altri lavoratori italiani del settore privato, che magari hanno perso il lavoro a 50 anni e non riescono più a ricollocarsi, questi chi li aiuta? E con quali risorse, se si utilizzano solamente in una direzione?
Moreno Morando
(13 luglio 2014)
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