Riforme
Assist di Napolitano a Renzi. Dura reazione di Grillo
Ricevendo la stampa parlamentare, il Capo dello Stato ha stigmatizzato chi agita gli spettri dell'autoritarismo. Intanto, al Senato prosegue lentamente l'iter del disegno di legge sulle riforme istituzionali
La giornata politica è stata caratterizzata dalle dichiarazioni del Presidente della Repubblica, che incontrando la stampa parlamentare al Quirinale, in occasione della “cerimonia del ventaglio”, non ha mancato di far sentire la sua voce sulle questioni più scottanti del momento.
In primo luogo, ha invitato tutti ad evitare accuratamente “di fare previsioni sul (suo) futuro”, precisando che al momento è impegnato, come dovrebbero fare tutti, per far fruttare al meglio il “semestre europeo di presidenza italiana”. Inutile, quindi, fare previsioni sulle sue dimissioni.
Ha poi affermato con grande fermezza che “non si agitano gli spettri dell'autoritarismo. Le riforme istituzionali non sono meno importanti di quelle economiche”. Sottolineando che il bicameralismo perfetto va superato, giudicandolo una “anomalia” nello scenario delle Costituzioni occidentali, ha auspicato che nessuno “miri a determinare un nuovo nulla di fatto in materia di revisione costituzionale”.
Il Capo dello Stato ha, quindi, confermato che le priorità, anche in Europa, “sono la crescita e la lotta alla disoccupazione giovanile”.
L’intervento di Giorgio Napolitano è stato immediatamente interpretato dal M5S come un “assist” a Matteo Renzi. Beppe Grillo, con un posto sul suo blog, ha attaccato pesantemente il Presidente Napolitano, il Premier Renzi ed il suo “alleato per le riforme”, Silvio Berlusconi.
Ha poi dichiarato che “la legge elettorale fascista Acerbo fu sicuramente più rappresentativa del corpo elettorale e rispettosa della democrazia dell’Italicum di Renzi e del noto pregiudicato”.
L’intervento del Presidente della Repubblica era probabilmente diretto contro i tentativi di ostruzionismo parlamentare (M5S, ma non solo per la verità), ma ai più è parso diretto anche contro “Il Fatto Quotidiano”, che con l’iniziativa contro le riforme di Renzi, intitolata “no ai ladri di democrazia”, ha raccolto in pochi giorni oltre 150.000 adesioni.
Va peraltro ricordato il contenuto di un articolo scritto per il Corriere della Sera da Nando Pagnoncelli, nel quale l’autore illustrava i risultati di una ricerca dell’Istituto Ipsos, fatta per lo stesso quotidiano.
Dal sondaggio è risultato che la grandissima parte degli italiani non conosce minimamente i contenuti delle riforme istituzionali portate avanti dal Premier. In particolare, per quanto riguarda la riforma del Senato -che Renzi vuole “non elettivo”, cioè con nomina di secondo livello, ad opera dei consiglieri regionali- il 75% degli intervistati ha dichiarato di volere un “Senato elettivo”. Cioè, il contrario di quello che vuole il Presidente del Consiglio e segretario del PD.
Intanto, al Senato è stato raggiunto un accordo nella conferenza dei capigruppo, nel senso di “evitare la ghigliottina”, vale a dire il provvedimento d’imperio (già adottato in qualche occasione alla Camera da Laura Boldrini) per troncare il dibattito.
Il compromesso raggiunto prevede il ricorso al “canguro” : in pratica, alla possibilità di “tagliare gli emendamenti simili, in caso di bocciatura dell’emendamento pilota”. Anche perché, come ha dichiarato il capogruppo PD Luigi Zanda, se si dovessero votare tutti i 7.850 emendamenti si arriverebbe come minimo alla fine dell’anno.
Inoltre, i lavori del Senato, da lunedì 28 luglio, proseguiranno ininterrottamente dalle 9 alle 24 di ogni giorno, compresi i festivi. Questo al fine di poter arrivare, nel più breve tempo possibile, al voto finale sul ddl di riforma del Titolo V e del Senato, ma anche in tempo utile per la conversione dei decreti legge in scadenza.
Moreno Morando
(23 luglio 2014)
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